La marea veneziana La squadra della settimana è senza dubbio Venezia che travolge Napoli al Taliercio sotto un passivo di quasi 40 punti trasformando quello che doveva essere il big match della settimana in un assolo oro-granata dal primo all’ultimo minuto. Napoli continua ad avere problemi enormi con gli infortuni, deve giocare senza play, è reduce da 4 sconfitte consecutive in campionato, non è quindi al momento la squadra competitiva per il vertice che ci si poteva attendere alla vigilia, ma rimane pur sempre una formazione capace di vincere due gare su due in Eurocup (anche se schierando tutte e cinque le straniere – a proposito forse si poteva provare a schierare Ivezic che anche contro Brno era apparsa tra le più in forma, ma date le proporzioni del punteggio non sarebbe cambiato nulla) e con a disposizione giocatrici importanti. Venezia è proprio una squadra costruita bene, anche le straniere non sono prime donne ma mettono il loro talento notevole al servizio della squadra, a partire da Christmas che oltre a un grande talento fisico-atletico, sta mostrando le migliori doti di leadership che una giocatrice possa avere: quella di guidare le compagne dando in primo luogo l’esempio, impegnandosi in difesa e giocando assieme. Ma anche una Fontenette che ha Quando poi le italiane sfoderano prestazioni come quella di Carangelo (14) e soprattutto di una straordinaria Caterina Dotto (15 punti e 7 recuperi). Venezia per adesso ha perso solamente con Schio un incontro che aveva praticamente vinto e che solo la forza mentale delle campionesse d’Italia e qualche ingenuità hanno fatto pendere dalla parte del Famila. Visto i nomi delle giovani dell’Umana si pensava che potesse essere la squadra del futuro (da annotare anche i 4 punti di Cubaj nel finale). Chissà che non diventi anche quella del presente.
Adelante con juicio Schio e Lucca proseguono la loro marcia in testa, nessuna delle due entusiasma, anzi forse entrambe contro rispettivamente Torino e Orvieto hanno offerto la peggior prova stagionale. Merito anche delle avversarie che hanno disputato un’ottima partita, specialmente nella metà campo difensiva per le umbre, e di una Yvonne Anderson incontenibile per le piemontesi. Comunque per entrambe prosegue il cammino immacolato, tutte e due tra l’altro trovando sempre protagoniste diverse nei momenti di difficoltà, segno molto importante di squadre complete, solite e profonde. Torna a vincere anche Ragusa, contro Parma le siciliane non convincono appieno però dopo la scoppola di Umbertide era assolutamente vitale ripartire, tanto più che le emiliane sono comunque tra le squadre migliori tra quelle subito a ridosso delle big, specie se Ugoka prosegue su questi livelli di onnipotenza fisica nel pitturato (23 rimbalzi). Ancora i dubbi sulla coesistenza Little-Brunson e su altre dinamiche del quintetto biancoverde non sembrano completamente sopiti (per esempio, capiamo che le due lunghe statunitensi debbano avere tanti palloni, ma non si può vedere una giocatrice del talento di Consolini poter finalizzare solo 5 possessi offensivi). Le note positive sono Nadalin, che si conferma sui suoi migliori livelli, e il rientro di Micovic, che con 12 pesantissimi punti dalla panchina è stata decisiva (e la produzione offensiva della italo-serba sarà fondamentale per la stagione delle siciliane).
L’esempio di Cagliari Qui diamo solo una valutazione tecnica. Non entriamo nel merito delle vicende avvenute in estate riguardo l’iscrizione delle sarde perché non è la sede per parlarne. Ma restando al campo, la stagione del Cus fin qui è da incorniciare. Con sole sei giocatrici senior a disposizione, Cagliari non solo nelle prime quattro giornate, pur con un calendario proibitivo, ha dimostrato di non essere una vittima sacrificale, ma ha pure vinto le ultime due partite, in casa contro Torino e ieri in uno scontro diretto importantissimo sul terreno del Geas. La prestazione da 50 punti di Prahalis oscura tutto, però prima di dedicare il giusto spazio alla play statunitense, occorre anche citare il resto della squadra, che pur essendo cortissima ha un valore medio comunque importante, a partire da Milic che già lo scorso anno a Lucca, pur essendo giovanissima, aveva dimostrato ottime cose, soprattutto da un punto di vista tecnico, si era dimostrata un centro tra i più interessanti. Benic è una giocatrice esperta e di sicuro affidamento, così come Chesta e poi a fare da collante c’è il capitano Cinzia Arioli, per cui Cagliari prima di essere la squadra in cui giocare è stata una scelta di vita e la sua presenza, oltre che dal punto di vista del talento, è imprescindibile anche dal punto di vista dei valori che trasmette al gruppo. Poi certo, c’è Prahalis e una giocatrice che segna 50 punti (tra l’altro con 24 tiri) non è certo un dettaglio. Samantha è una giocatrice con una storia particolare. Ai tempi del college era un’autentica star, con tanto di fan club diffusi negli States, poi arrivata in WNBA scelta al n.6 da Phoenix non ha mai saputo imporsi. Il problema è che si è sempre trattato di una giocatrice estrema, con punti di forza incredibili, ma altrettanto grandi debolezze. Partiamo dalla faccia splendente della medaglia: due mani fatate, basta cercare un video dei suoi highlights per vedere degli assist di una bellezza stordente, giocate che per coefficiente di difficoltà e visione negli ultimi anni su un campo da basket avevamo visto realizzare, mutatis mutandis ovviamente, a un certo Steve Nash (anche se il rilascio della palla è più simile a quello di un Ginobili, stiamo scomodando nomi importanti, ma d’altronde al college potenzialmente questa ragazza veniva considerata da metà degli osservatori alla stregua di una Taurasi, di una Parker o di una Griner). Inoltre ai liberi è una tiratrice di striscia, ma quando entra in ritmo è capace di lunghissime serie senza errori. Detiene tuttora la più lunga serie consecutiva di liberi a segno in NCAA e anche sul campo del Geas lo ha dimostrato con il 15/15. Fin qui il bello. Ma c’è anche la faccia oscura della luna. Atleticamente è una guardia/play che va sotto con la maggior parte degli avversari, nella metà campo difensiva spesso rientra solo per far numero e anche il jumper dalla media è molto altalenante come percentuali, permettendo così spesso alle squadre avversarie di sfidarla al tiro piuttosto che fronteggiare le sue doti di creatività. Tutti problemi che, oltre a farla considerare dall’altra metà degli osservatori citati sopra come uno dei più grandi bluff della storia del gioco, le hanno impedito di imporsi ad alto livello, precludendole nelle ultime stagioni addirittura la chiamata per i training camp da parte di franchigie WNBA che paiono averla bocciata definitivamente, così come i top team di Eurolega. A Cagliari, per la prima volta in carriera da senior, sia pure aiutata anche dal particolare contesto in cui si trova, sembra prevalere la parte bella del suo talento. A 25 anni non è ancora troppo tardi per mantenere le promesse che sembravano svanite. Di certo se Prahalis sarà sempre quella di almeno 5 delle prime 6 partite, Cagliari nonostante sia cortissima e nonostante tutte le altre difficoltà potrà recitare un ruolo nel campionato. Comunque vada, però, un primo fondamentale obiettivo è stato raggiunto: il Cus ha dimostrato di non essere in serie A1 per far numero o per essere una comparsa.
La coda inizia a sgranarsi Se Cagliari è in gran salute, non così si può dire per le ultime formazioni della graduatoria. La situazione più delicata sembra quella di Vigarano, ancora ferma a quota 0 punti. La formazione emiliana ha pagato anche una serie importante di infortuni, a partire da quello di Ostarello, però i problemi fisici certamente molto limitanti non devono diventare un paravento per nascondere i difetti tecnici che il quintetto ferrarese ha mostrato nell’avvio di campionato. Soprattutto, troppe giocatrici con caratteristiche simili, che tendono quindi a occupare le stesse aree di campo e le spaziature diventano difficili su entrambi i lati del campo e ciò porta a palle perse e tiri contestati in attacco, a conclusioni facili e tagliafuori complesso (tanto più che i centimetri sono quello che sono) in difesa. Intendiamoci, nulla è impossibile, quasi qualunque roster può trovare una sua quadratura, servono solo due cose: continuare a lavorare e tempo. Il problema è: ci sarà questo tempo? Oppure le avversarie prenderanno un vantaggio incolmabile? Anche perché Vigarano non ha una giocatrice di grande carisma che possa fare da guida. Quasi tutte le giocatrici sono giovani e in poche hanno già vissuto una stagione di vera lotta dura per la sopravvivenza. Ciò potrà anche rivelarsi un vantaggio alla fine, ma a priori non si può giudicare quale potrà essere la capacità di reazione. Lo dirà il futuro, così come il destino di Vigarano, se sarà salvezza o retrocessione. Di certo onde evitare ulteriori spiacevoli malintesi, queste saranno le ultime righe per qualche tempo dedicate alla formazione emiliana su questo sito. L’altra formazione che sta attraversando una fase complessa è il Geas, che dopo la bella ancorché rocambolesca vittoria all’esordio con Orvieto, ha perso tutte le successive partite, con l’aggravante di aver ceduto in casa in scontri diretti come quelli con Torino o Cagliari. La formazione milanese ha anche delle attenuanti. Gli infortuni in primis, che sono stati davvero pesanti. Partendo da quello di Gambarini che arriva dalla passata stagione, c’è stata la perdita di Laterza per svariati mesi, anche Kacerik ha saltato tutto l’avvio di campionato, insomma per una formazione che parte per salvarsi si tratta di tanta roba. A ciò aggiungiamoci l’ingaggio di Poston, durato due partite e che poi ha lasciato la squadra senza pivot e senza spot da extracomunitaria e il quadro di difficoltà si completa. Ci sono però anche note positive. Il nucleo storico della formazione è sempre quello e questo da un punto di vista del gruppo è un gran vantaggio. Brown è una buona giocatrice, ha dei limiti, ma è un ottimo difensore sulla palla, atletico, capace di correre. Qualcuno potrebbe dire che un’americana più disfunzionale alla squadra ma capace di segnare canestri di puro individualismo avrebbe dato maggior peso all’attacco, ma noi non sosterremo mai una tesi del genere. Magari si potrà vincere una partita, due, ma sul lungo periodo non paga mai. Mandache dà esperienza e ancora in attacco si fa sentire, anche se si sente l’assenza di un’altra lunga che la possa proteggere in difesa. La nota più lieta è quella di Barberis che ha avuto un impatto decisamente positivo con la massima divisione e si conferma un’atleta dal futuro molto interessante. Il dubbio è se tutto questo basterà per raggiungere la salvezza. La sensazione è che una comunitaria da mettere sotto canestro servirebbe come il pane. L’altra squadra a quota 2 è Battipaglia. Anche le campane hanno dovuto fare a meno di Bonasia e Ramò per qualche gara e soprattutto hanno avuto un calendario complicatissimo fin qui, nel quale l’unico scivolone è forse quello con Orvieto. Il livello del roster è tale che crediamo sia impossibile trovare le campane ancora in queste posizioni già solo fra un mese, però la tendenza deve essere invertita al più presto, perché una squadra con età media inferiore ai 21 anni poi potrebbe andare nel panico a lungo andare. La nota positiva per le campane è senz’altro Treffers, quella da rivedere fin qui sono le percentuali al tiro da 3, dove è la peggiore squadra in assoluto del campionato con appena il 22%, e soprattutto le palle perse, addirittura 147, Vigarano penultima segue staccata di 21 lunghezze in questa non lusinghiera classifica. C’è da scommettere
Verso la nazionale Ok, manca ancora una giornata alla sosta, ma intanto sono uscite le seconde convocazioni dell’epoca Capobianco, le prime per delle partite ufficiali, quindi un commento è d’uopo. Le considerazioni da fare sono due. 1) Con il ritorno di Macchi, Cinili e se vogliamo anche della Nadalin che stiamo ammirando in questo avvio di stagione, l’Italia è una formazione molto diversa e di livello decisamente superiore a quella della passata gestione. Anzi diciamo di più. Considerando il livello di un nucleo di giovani tra i quindici e i diciotto anni che stanno emergendo, il prossimo lustro si prospetta come una fase particolarmente favorevole per tornare ad avere un ruolo importante almeno a livello europeo. E non sfruttarla sarebbe un delitto visto lo stato attuale del movimento. Vietato sbagliare quindi (anche per le parole con cui è stato presentato il nuovo corso), già a partire da questo girone di qualificazione che presenta molte più insidie di quanto possa apparire (con certezza passa solo la prima e oltre al Montenegro, la Gran Bretagna non è certo una vittima sacrificale). L’esordio con gli Usa, ancora senza le tre giocatrici rientranti, era stato molto più che incoraggiante, davvero buono. Ora però arriva il difficile. 2) Entriamo nel merito delle convocazioni. Non vogliamo abbassarci al giochino da bar dello sport, con tutto il rispetto per tali circoli ricreativi, e cominciare a disquisire sul fatto di preferire una giocatrice a un’altra anche perché è un esercizio privo di particolare significato: la squadra nel suo nucleo migliore è questa e se i risultati non dovessero essere quelli sperati il problema non sarebbe certo una mancata convocazione. Però per essere pignoli vorremmo fare un appunto. Si poteva dare un’occhiata in più alle indicazioni del campionato, magari premiando, anche solo con la nomina a riserva a casa, quelle tre o quattro giocatrici che in questo avvio di stagione hanno fatto vedere una crescita importante, per dare un messaggio positivo, uno stimolo a continuare a progredire ulteriormente e di una nazionale aperta a tutte e non a un ristretto club.
Nella foto: Ashleigh Fontenette tra le protagoniste di Venezia contro Napoli (foto Alessandro Scarpa)