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Pista, il riassunto della Coppa del Mondo di Cambridge

La seconda tappa di Coppa del Mondo su pista è andata in scena nel velodromo neozelandese di Cambridge. Un appuntamento come sempre molto importante, non solo per la sua valenza in sé ma anche perché rappresentava la terzultima tappa nel cammino di qualificazione a Rio 2016. Vediamo dunque cosa hanno detto le varie gare.

Velocità olimpica femminile

Vittoria per la Cina, favoritissima della vigilia, tanto più che tutte le rivali principali erano qui rappresentate con coppie sperimentali, visto che la gara si è svolta in contemporanea al torneo femminile. Gong e Zhong hanno superato piuttosto nettamente in finale il Team Jayco, che rappresentava l’Australia e che a fianco di Morton non aveva Meares ma McCulloch. Bronzo per i Paesi Bassi, le arancioni al meglio, con Ligtlee e Van Riessen, davanti alla Germania che a Welte affiancava la giovanissima e talentuosa Hinze invece di Vogel. Per quanto riguarda la corsa ai Giochi, l’Australia è la prima nazione matematicamente qualificata a Rio, la situazione di Russia (qui solo 12^ ma senza nessuna delle due titolari in gara), Germania, Paesi Bassi e Cina appare molto tranquilla, al momento sarebbero dentro anche Spagna, Francia, Nuova Zelanda e Colombia, mentre chi rischia tantissimo è la Gran Bretagna, che in questo momento dopo l’undicesimo posto di Cambridge sarebbe fuori: per le britanniche obbligo di superare una delle altre nazioni europee in corsa, visto che per il Vecchio Continente i posti in palio sono al massimo cinque. E la Francia, la nazionale più vicina, dista 60 punti che non sono pochissimi.

Inseguimento a squadre femminile

Il successo finale è andato all’Australia (Ankudinoff, Baker, Cure, King in finale, Edmonson era scesa in pista nelle qualificazione), che ha battuto nel confronto decisivo il Canada (Beveridge, Brown, Glaesser, Lay, con l’inserimento nel secondo turno di Foreman-Macker e Roorda) in una sfida tiratissima, che ha visto le due nazionali separate di soli 5 centesimi (4’18”213 – 4’18”267) al termine di una sfida dall’andamento sinusoidale, con le oceaniche partite molto meglio (4 decimi avanti al primo chilometro), le americane capaci poi di recuperare mezzo secondo nei secondi mille metri, passando al comando, contro sorpasso australiano ai 3000 m di qualche centesimo e di lì in avanti un testa a testa continuo fino all’esito finale al fotofinish. Il Canada aveva fatto segnare, proprio davanti all’Australia, il miglior tempo di qualificazione, battendo poi nel turno successivo gli Stati Uniti, che poi hanno invece perso la finalina per il bronzo con la Nuova Zelanda, superata nel derby del Mar di Tasman proprio dall’Australia. Queste prime quattro hanno tracciato un solco rispetto al resto del mondo, come testimonia il distacco di sei secondi che in qualificazione gli Usa quarti hanno inflitto all’Italia quinta. La nazionale azzurra, composta da Bartelloni, Pattaro, Valsecchi e Confalonieri, ha quindi chiuso alla fine in settima piazza, ma è una posizione determinata più dalla sfortuna che dalla prestazione, infatti nel secondo turno, durante la sfida che la formazione italiana stava conducendo abbastanza nettamente sulla Gran Bretagna, con tempi più che buoni per qualificarsi alla sfida per il secondo posto, un contatto tra le ragazze azzurre ha causato una caduta che ha costretto il quartetto a interrompere la prova. Per fortuna non ci sono state conseguenze fisiche per le atlete. Così l’Italia si è dovuta accontentare della sfida per il settimo posto, ancora contro le britanniche, e stavolta è arrivato il successo in 4’31”860 (4’30”148 in qualificazione). Proprio le britanniche, in formazione assolutamente sperimentale, con la più piccola delle sorelle Barker, Megan, classe 1997 come Abigail Dentus, con Manon Lloyd e Emily Nelson nella parte delle veterane pur essendo del 1996 (un quartetto che a parte la giovane età non pare comunque dello stesso talento che ha caratterizzato le versioni precedenti), sono comunque assieme all’Australia una delle due nazioni che può festeggiare la qualificazione per Rio 2016. Per il Canada manca solo il timbro dell’ufficialità e comunque anche Nuova Zelanda, Cina, Stati Uniti, Italia e Germania sono vicine all’obiettivo. La lotta resta aperta soprattutto per l’ultima piazza, con in lizza Russia, Bielorussia e Polonia, nell’ordine di graduatoria, con la seconda formazione che al momento appare quella più in forma.

Velocità olimpica maschile

Vittoria per la Germania che in finale supera i padroni di casa della Nuova Zelanda. Enders ha fatto subito la differenza e poi Niederlag ed Eilers hanno mantenuto il vantaggio sul terzetto kiwi formato da Mitchell, Dawkins e Webster. Il Team Jayco (leggi Australia) ha conquistato il terzo posto superando la Gran Bretagna nella finalina per il bronzo, mentre fuori dalla lotta per le medaglie sono rimaste, dietro anche alla Russia quinta, i campioni d’Europa dei Paesi Bassi e quelli del mondo della Francia. La Nuova Zelanda può comunque festeggiare la matematica qualificazione ai Giochi, prima nazionale a farlo nonostante sia seconda nel ranking. La Germania prima, così come la Francia terza, sulla carta potrebbero ancora perdere il posto infatti per il gioco delle quote continentali. Ma si tratta di eventualità solo teoriche. Tedeschi e transalpini, così come Paesi Bassi, Australia, Gran Bretagna e pure il Venezuela, hanno ormai più di un piede in Brasile. La lotta è per gli ultimi due posti. L’ultima piazza europea è in palio tra Polonia e Russia, mentre per il nono spot al momento è in vantaggio la Colombia, ma in proiezione Corea del Sud, Giappone e Cina hanno ancora i punti dei campionati asiatici da incassare e quindi questa sfida, dalla quale non è escluso neppure il Canada sia pure con molte meno chance, si risolverà solamente dopo i Mondiali di Londra.

Inseguimento a squadre maschile

Derby oceanico in finale, con l’Australia che va a “espugnare” il velodrono neozelandese superando la nazionale tutta nera. Gran tempo quello del quartetto composto da Bobridge, Davison, Edmondson ed Hepburn, con Mulhern e O’Shea schierati nei primi turni, 3’53”010, non certo lontano dal record del mondo siglato a Londra dal quartetto britannico durante i Giochi 2012, che non ha lasciato scampo alla Nuova Zelanda, che per tutte e tre le uscite si è confermata attorno al 3’57”. Finale per il bronzo tra Germania e Paesi Bassi, che non si erano qualificate tra le prime quattro ma hanno sfruttato una grande prestazione nella seconda serie (dove tra l’altro si erano proprio incrociate). Per i tedeschi, che si erano qualificato ottavi con soli 5 decimi di margine sul Canada e sei sull’Italia (decima quindi alla fine con Scartezzini, Ganna, Consonni, Bertazzo), è arrivato alla fine il terzo posto, mentre Danimarca e Svizzera, terza e quarta in qualifica, complice una controprestazione abbastanza evidente in semifinale, finivano addirittura a sfidarsi per il settimo posto, con la Gran Bretagna, anche tra gli uomini sperimentale, e la Francia, quinta e sesta. In ottica Rio sono 3 le nazionali già qualificate, parliamo di Australia, Gran Bretagna e Nuova Zelanda. Per Germania,  Svizzera, Russia, Danimarca e Paesi Bassi basterà evitare passi falsi, mentre l’ultima piazza sarà con tutta probabilità un discorso a due tra Colombia e Cina, che al momento accusa 200 punti di ritardo dai sudamericani, ma avrà i campionati asiatici dalla sua per riportarsi praticamente alla pari. L’Italia nel ranking di qualificazione occupa attualmente il tredicesimo posto a pari merito con il Belgio, ed è nona se restringiamo il computo alle nazionali europee (i posti totali sono nove con massimi 6 federazioni dal Vecchio Continente). Per andare a Rio ci vorrebbe dunque qualcosa più di un miracolo, il quartetto italiano però ha un’età media molto bassa e il vero traguardo per questo progetto sarà quindi Tokyo 2020, verso cui quanto fatto in questo percorso di qualificazione sarà un importante lavoro di crescita.

Scratch maschile

In mezzo a tutte le prove olimpiche c’è stato spazio anche per altre gare, a partire dallo scratch che per la verità era in programma non come Coppa del Mondo ma come competizione Uci di livello 1. Con una starting list non indimenticabile, il successo è andato al britannico Mark Stewart, 20enne scozzese che ha preceduto il colombiano Brayan Sanchez, 21enne antioqueño, altro interessante prospetto (non solo per i velodromi) del paese sudamericano, che sta emergendo dopo un’adolescenza piuttosto sregolata. I due hanno guadagnato un giro, prima Stewart e poi, proprio nel finale Sanchez, con il britannico che, avendo anche avuto più tempo per recuperare, non ha avuto problemi ad anticipare il rivale per il successo. Terza piazza per il vincitore della volata degli altri, l’ucraino Roman Gladysh. Per l’Italia buon nono posto di Alex Buttazzoni.

Keirin maschile

Il tedesco Eilers ha portato a casa la vittoria, facendo così uno straordinario bis a un’ora e mezzo circa dalla vittoria nella velocità a squadre. Superato il connazionale, in gara con il club, Maximilian Levy, in uno sprint molto ristretto, risolto solo dal fotofinish: alla fine 2 millesimi hanno separato i due. La terza piazza è andata allo statunitense Baranoski. Shurshin, Kenny e Engler gli altri finalisti. Nella finale per il settimo posto si è imposto il ceco Kelemen che, come vedremo, ha così colto punti importanti in vista di Rio. A inseguire il sogno olimpico c’è anche Francesco Ceci che dopo la batteria molto complessa con Levy e Kelemen, nella quale è giunto terzo, è uscito ai ripescaggi, preceduto dal polacco Maksel (qualificatosi) e dal canadese Barrette in un finale molto tirato, per appena 25 millesimi. La corsa ai Giochi è ancora molto complicata. Ricordiamo che le nazioni che si qualificheranno per la velocità a squadre potranno schierare due degli atleti che saranno selezionati per il terzetto. Per le altre restano in palio nove posti. La situazione rimane quindi molto fluida, anche perché ogni variazione nel ranking della team sprint a catena produce variazioni anche qua: al momento Francesco Ceci sarebbe il primo degli esclusi, con un’incollatura di ritardo dal brasiliano Cipriano, dopo aver subito il sorpasso di Kelemen, grazie proprio ai punti di Cambridge. Però ancora sono possibili tantissimi cambiamenti.

Velocità femminile

Torna finalmente alla vittoria Kristina Vogel. La tedesca, dopo un periodo di appannamento, è tornata a far vedere il suo talento imponendosi in un torneo che ha sempre avuto sotto controllo. Molto nette entrambe le vittorie nella finale contro l’australiana Morton (che rispetto alla campionessa del mondo in carica aveva sulle gambe anche la prova a squadre), alla quale la turingia non ha lasciato alcuna occasione. Anche in semifinale era arrivato un netto 2-0 sulla lituana Krupeckaite, per dispersione la prima manche, più combattuta la seconda, risoltasi per meno di 3 decimi. La velocista baltica si è comunque consolata con il bronzo, superando in tre turni un osso davvero duro come la cinese Guo. Ai quarti Vogel aveva vinto un duello chiave contro la cinese Zhong, due volate molto tirate e vinte dalla tedesca con un margine sempre inferiore al decimo. Nelle altre sfide, tutte conclusesi in due manche, Morton aveva superato la britannica Marchant, Krupeckaite la francese Cueff (che agli ottavi aveva regalato la sorpresa di giornata, eliminando la neerlandese Ligtlee, autrice del miglior tempo di qualificazione) e Guo l’altra australiana McCulloch. In chiave olimpica, anche qui due posti sono assegnati a ognuna delle nazioni che porterà la squadra nella velocità olimpica. Al momento (valgono tutte le precauzioni indicate per il keirin) ci sarebbero posti per Hong Kong, Lituania, Cuba, Canada, Gran Bretagna (2), Azerbaigian, Malaysia e Sudafrica oltre che due per Australia, Russia, Germania, Paesi Bassi, Cina, Spagna, Francia, Nuova Zelanda e Colombia. Ma di qui a Londra può variare tutto.

Americana

Nell’inconsueto ruolo di gara di apertura, piuttosto che di chiusura, della giornata finale, si è comunque disputata la madison, anch’essa non essendo prova olimpica ridotta al rango di gara di classe 1. Il successo è andato alla coppia francese formata da Kneisky e Thomas con 24 punti, gli stessi degli svizzeri Dillier/Schir, che però hanno pagato il peggior piazzamento nello sprint finale (vinto proprio dai transalpini con gli elvetici terzi). Terza piazza per la Gran Bretagna con Burton e il vincitore dello scratch Stewart. Bel quinto posto per l’Italia con Scartezzini e Buttazzoni (5 punti), in una gara particolare, con nove nazioni tutte a pari giri e due coppie forti come Australia e Germania costrette a un precoce ritiro.

Omnium femminile

In assenza di Laura Trott, lo scenario si è aperto per tutte le altre. Alla fine il successo è andato alla canadese Allison Beveridge, che dopo essere stata molto regolare nelle prime quattro prove (sempre tra il terzo e il quinto posto), si è imposta nel giro lanciato e quindi nella corsa a punti è stata autrice di una splendida prestazione, con 23 punti conquistati (tutti agli sprint) e così ha superato l’australiana Edmonson (sia lei che la vincitrice hanno dovuto sopportare anche le fatiche del quartetto, fatto da non dimenticare), che dopo cinque gare la precedeva di due punti. Per la portacolori della Wiggle la vittoria nei 500 m da fermo e buoni piazzamenti nelle altre prove che le hanno consegnato la medaglia d’argento davanti a una sua compagna di club, la belga Jolien D’Hoore che ha fatto vedere cose molto interessanti. La vincitrice della Ronde Van Drenthe ha dominato le prove endurance (vittoria nello scratch, nell’eliminazione e miglior punteggio nella corsa a punti), pagando ovviamente le altre gare, in particolar modo il giro lanciato dove ha chiuso dodicesima. Però davvero una prova notevole, che le ha permesso di sopravanzare Kirsten Wild, come sempre eccellente in tutte le gare ad eccezione dei 500 m, dove piazzandosi appena ventiduesima ha vanificato una prova che altrimenti l’avrebbe vista primeggiare. Dodicesima piazza finale per Simona Frapporti, come sempre molto regolare, sempre tra il dodicesimo e il sedicesimo posto in tutte le prove. Però nonostante il buon piazzamento, la situazione si sta ingarbugliando per quanto riguarda la qualificazione a Rio. L’Italia infatti al momento si trova in tredicesima posizione nel ranking e questo sarebbe ottimo visto che ai Giochi vanno diciotto nazioni. Però solo otto di queste possono essere europee e tra le dodici che precedono l’Italia ben nove sono del Vecchio Continente. Occorre sorpassarne due. Le più immediate sono Spagna (che però ha guadagnato qualche punto a Cambridge con Olaberria undicesima) e Danimarca, che tuttavia ha un buon vantaggio e una Dideriksen che nonostante la controprestazione in Nuova Zelanda, solitamente è ospite fissa dei piani alti delle classifiche. Non sarà semplice, occorrerà fare qualche bel piazzamento, soprattutto al mondiale. L’unica nazione certa della qualificazione al momento sono i Paesi Bassi, ma anche Gran Bretagna, Belgio, Stati Uniti, Australia, Cuba sono quasi sicure, così come paradossalmente nazioni che sono dietro l’Italia nel ranking quali Nuova Zelanda, Canada o Cina e Hong Kong, quest’ultima che addirittura non sarebbe tra le prime 18 della classifica. Ma queste sono le storture generate dai limiti continentali.

Omnium maschile

La vittoria è andata al danese Lasse Norman Hansen, il campione olimpico in carica, che sulla vittoria nello scratch ha costruito una leadership difesa nelle successive quattro prove e resa inattaccabile grazie a una prestazione superlativa nella corsa a punti. In seconda posizione un altro dei giovani britannici portati in Nuova Zelanda, Christopher Latham, terzo l’australiano O’Shea, che grazie a una bella corsa a punti ha scavalcato il coreano Park, che lo precedeva dopo cinque prove. Per l’Italia ottima prova di Liam Bertazzo, che per l’occasione sostituiva Elia Viviani, numero uno al mondo della disciplina secondo il ranking Uci. Il portacolori della SouthEast si è piazzato quarto nello scratch, ottavo nell’inseguimento e quindi si è difeso nelle altre discipline. La formazione azzurra quindi è ora quarta nel ranking di qualificazione ai Giochi, ma soprattutto è prima in ambito europeo (davanti ha Australia, Colombia e Nuova Zelanda, che hanno già la matematica certezza del pass). Manca davvero poco anche per l’aritmetica certezza. Comunque anche qui il rischio di esclusione per una nazione come la Russia segnala come le quote continentali siano un po’ troppo punitive nei confronti dell’Europa.

Scratch femminile

Nell’unica prova femminile non olimpica il successo è andato all’australiana Amy Cure, che ha così fatto doppietta dopo il successo nell’inseguimento. La 23enne quest’anno in forza alla Lotto – Soudal si è imposta battendo una delle favorite della vigilia, Jolien D’Hoore, e la danese Dideriksen, entrambe stanche anche per l’impegno nell’omnium concluso pochi minuti prima. Per l’Italia era in gara Maria Giulia Confalonieri che ha confermato le ottime impressioni destate all’Europeo ottenendo un bel settimo posto. Da segnalare la controprestazione di Kirsten Wild, che ha chiuso solamente sedicesima.

Keirin femminile

Dopo il quarto posto nella velocità, è arrivato nel keirin il successo per Shuang Guo, che ha battuto Anna Meares dopo un arrivo serratissimo, tanto che le due hanno fatto segnare lo stesso tempo al millesimo. Una sfida praticamente a due quella andata in scena in finale, con la terza classificata, la canadese Monique Sullivan, staccata di quasi mezzo secondo. Quarta l’ucraina Basova, davanti alle due asiatiche di cognome Lee, Wai Sze di Hong Kong quinta a oltre un minuto e la coreana Hyejin relegata in ultima piazza per essersi spostata dalla linea nello sprint. Settima piazza per Kristina Vogel, che non ha ripetuto il successo di Cali, che ha vinto davanti a Zhong una finalina che per livello delle partecipanti avrebbe potuto valere anche la vittoria, con la tedesca che in semifinale si è fatta sorprendere e la cinese invece declassata per aver oltrepassato volontariamente la linea blu. In chiave olimpica, per i posti extra oltre a quelli dati dalla Team Sprint, fanno un passo avanti molto importante Canada, Hong Kong e Corea del Sud, in posizione molto favorevole assieme a Cuba e Lituania. Gran Bretagna (nonostante Varnish sia giunta solo 21^ a Cambridge), Ucraina (grazie alla bella prova di Basova), Azerbaigian e Irlanda occupano al momento le altre quattro piazze, ma qui la situazione è ancora molto complicata e si risolverà solamente a Londra.

Velocità maschile

Successo australiano nella velocità con Matthew Glaetzer che ha dominato tutte le fasi del torneo, dalle qualificazioni chiuse col miglior tempo fino alla finale, vinta sul tedesco Niederlag con una prima volata abbastanza combattuta e la seconda chiusa per distacco, che ha messo fine a una prestazione dove il portacolori del team Jayco non ha concesso nulla a nessuno e anzi, ha paradossalmente sofferto più ai sedicesimi contro l’ungherese Szalontay e agli ottavi con il trinidadiano Phillip (che poi ha vinto uno dei due ripescaggi e chiuso sesto dietro a Zielinski nella finalina per il quinto posto, raccogliendo punti importanti che lo avvicinano alla seconda qualificazione olimpica consecutiva) che nel resto del torneo. La Germania ha occupato i due gradini laterali del podio, con Levy che si è preso la terza piazza battendo in tre combattutissime volate (tutte risolte per meno di 5 centesimi) il padrone di casa Dawkins. In chiave olimpica la situazione è ancora estremamente incerta, riflettendo l’insicurezza della classifica a squadre. Stando così le cose, ci sarebbero due posti per Germania, Nuova Zelanda, Francia, Paesi Bassi, Australia, Gran Bretagna, Polonia, Colombia, Venezuela, Russia, Repubblica Ceca e uno per Spagna, Trinidad&Tobago, Suriname (e sarebbe ovviamente un risultato storico da ascrivere al 22enne Jair Tjon En Fa, che tra campionati panamericani e Coppa del Mondo di Cali ha raccolto già dei buoni piazzamenti, qui invece si è dovuto accontentare del 29° posto: per difendere la qualificazione deve tifare per il pass diretto a Colombia e Venezuela rispetto alle rivali asiatiche, ma già essersi messo dietro canadesi e statunitensi è qualcosa di notevole), Giappone e Malaysia.

Nella foto: il quartetto neozelandese secondo nell’inseguimento maschile (foto Dianne Manson)