É iniziata l’edizione 2015/16 della Coppa del Mondo su pista con la prima giornata di gara sul velodromo di Cali, la città colombiana che nel 2014 ospitò i campionati del mondo della disciplina. Si tratta di una competizione molto importante non solo per il suo valore in sé, ma anche perché mette in palio punti molto pesanti in chiave qualificazione olimpica nelle cinque discipline che saranno protagoniste a Rio.
Non è prova a cinque cerchi, purtroppo aggiungiamo noi, la corsa a punti, che con la gara maschile è stata la prima finale a essere disputata. Successo per il 24enne di Hong Kong King Lok Cheung, a cui la pista di Cali deve piacere particolarmente, visto che nei mondiali di poco meno di due anni fa si portò a casa la medaglia di bronzo nello scratch. É stata una gara strada, con soli 13 atleti al via, dei quali tre finiti fuori gara quasi subito (due ritiri e uno doppiato tre volte). Quindi per il gruppo era molto complesso controllare la situazione mentre era facile per i cacciatori guadagnare giri. Ed è quello che ha fatto Cheung, che ha costruito la sua vittoria proprio sui due giri presi al grosso del plotone e sulla vittoria del terzo e del quinto sprint. Come lui anche Teruel e il beniamino di casa Avila, che qui due nel 2014 si laureò iridato di questa specialità, che però hanno iniziato a raccogliere punti troppo tardi. L’iberico così si è dovuto accontentare della seconda piazza a soli due punti dal vincitore, 58 a 56, mentre il colombiano ha chiuso a quota 52. Molto bene per l’Italia Liam Bertazzo, quinto. Il portacolori della SouthEast ha avuto una fase centrale di gara molto buona, con un giro guadagnato e la vittoria nel quarto sprint. Poi è un po’ calato nel finale, comprensibilmente d’altronde visto che al mattino era stato impegnato anche nell’inseguimento a squadre, ma ha disputato nel complesso una gara più che soddisfacente.
Per il resto, come da tradizione, la giornata inaugurale è stata riservata alle prove a squadre, la velocità olimpica e il quartetto. Partiamo dal team sprint. Tra gli uomini la Germania si è presa la rivincita dopo l’Europeo non eccezionale, con Enders messo in formazione al posto di Forstermann, e si è qualificata per la finale, che poi ha vinto contro la Polonia, seconda proprio come a Grenchen. Successo netto, 43.095 contro 43.748, un distacco che era già di 4 decimi dopo il lancio di Enders per una finale piuttosto a senso unico. Terza piazza per i Paesi Bassi, che nella finalina piazzano un 43.106 che dimostra che avevano la potenzialità per contendere il successo alla Germania, ma la controprestazione in qualificazione ha tarpato le ali al terzetto campione d’Europa. Podio quindi uguale alla recente rassegna svizzera, con l’inversione di prima e terza posizione, e solo l’Australia quarta a ricordare che questa fosse una competizione a livello mondiale.
Finale tutta extra-europea invece nella prova femminile. Il successo come da pronostico è andato alla Cina (Gong-Zhong) campionessa iridata e primatista del mondo che ha superato in finale il Team Jayco – Ais, formazione di club che però di fatto è la nazionale australiana, con Meares – Morton (tanto per regolamento questi punti di qualificazione olimpica vanno comunque alla federazione oceanica), che aveva fatto segnare il miglior tempo di qualificazione. In finale però i valori si sono invertiti: Meares aveva comunque trascinato la coppia australiana a passare in testa alla campana, ma Zhong ha cambiato passo con uno spettacolare 13.7 nei suoi 250 metri che non hanno lasciato scampo a Morton. Le australiane hanno ripetuto centesimo più centesimo meno con 32.588 il risultato della mattina, le cinesi però con il 32.311 si sono confermate su tempi al momento inarrivabili. La finalina per il bronzo è stata la riedizione della sfida che aveva assegnato il titolo europeo a Grenchen: Shmeleva – Voinova (qui in gara come Rusvelo e non come nazionale russa) contro Welte – Vogel e l’esito è stato lo stesso, successo russo. Per le olimpioniche di Londra 2012 almeno in questa occasione è arrivato un crono sotto i 33 secondi, ma sembra che qualche ingranaggio si sia inceppato nel loro meccanismo che fino a un anno fa sembrava impeccabile. Problema da risolvere se a Rio vorranno cercare il bis.
Successo nettissimo del Canada che dopo aver vinto le qualificazioni in 4’21”359 ha superato la Cina al primo turno e poi sconfitto nettamente gli Stati Uniti in una finale tutta americana. Glaesser, Beveridge, Kay e Roorda, con ingresso di Brown nella seconda manche, il quartetto schierato, sceso fino a 4’20”139 nella finale per l’oro. Hammer, Catlin, Valente e Winder la formazione a stelle e strisce giunta al secondo posto (era terza dopo le qualificazioni, ma è riuscita a superare nel primo turno una Gran Bretagna piuttosto sottotono e rimasta, anche nelle sue prestazioni migliori, diversi secondi sopra il tempo fissato a Grenchen per la vittoria europea, nonostante le atlete schierate fossero le stesse. Si è vista comunque la differenza tra avere e no in formazione Laura Trott. La campionessa olimpionica dell’omnium ha disputato solo la prova di qualificazione, nelle altre due manche il quartetto era formato da Archibald, Horne, Rowsell e Barker. Per l’Italia, nella configurazione ormai tipo Frapporti – Bartelloni – Guderzo – Valsecchi, è arrivato un buon settimo posto con tre prove regolari sulla media del 4’34”. Le azzurre erano quinte dopo la qualificazione, poi hanno perso il confronto con l’Australia e quindi vinto quello con la Germania. Sono 180 i punti che finiscono nel carniere azzurro in vista di Rio, bottino molto prezioso, anche perché la Bielorussia, che fino a oggi sarebbe stata la prima delle non qualificate, dopo il jolly pescato a Grenchen, qui torna su livelli più abituali con un quindicesimo posto che vale 84 punti e in pratica si chiama fuori, la Polonia è in grande rimonta ma comunque lontana ancora 250 punti e semmai sono Russia e Germania al momento a doverne essere preoccupate. Insomma il pass per Rio si avvicina.
Tra gli uomini invece successo abbastanza a sorpresa per la Russia che, per fare un esempio, con la stessa formazione, Serov – Shilov – Sokolov – Sveshnikov, agli Europei si era piazzata sesta. Qui invece i russi sono stati in testa fin dall’inizio, miglior tempo di qualificazione, poi bella vittoria sulla Gran Bretagna nel turno eliminatorio e infine in finale successo sulla Svizzera che trascinata dallo splendido Stefan Kueng ha comunque confermato quanto di buono fatto agli Europei casalinghi. Terza posizione per l’Australia che pur non avendo la migliore delle formazioni possibili, ha comunque confermato la sua solidità e attitudine alla prova. Delude la Gran Bretagna, anche qui con Wiggins in formazione, che si piazza quinta dietro anche alla Danimarca. Fatale ai britannici il turno eliminatorio, perso contro la Russia con il tempo di 4’00”629, battuto dal 3’59’890 che gli scandinavi avevano realizzato nella loro batteria contro i campioni del mondo della Nuova Zelanda, anch’essi sotto tono (ma in formazione rimaneggiata). Per il quartetto italiano, composto da Viviani, Lamon, Bertazzo e Scartezzini, è arrivato un tredicesimo posto in 4’06”318, posizione che rispecchia l’attuale valore del nostro quartetto.
Domani per il secondo giorno di gara sono in programma per le ragazze il torneo della velocità e lo scratch, per gli uomini invece l’inseguimento individuale e il keirin. Spazio anche all’omnium che vedrà disputarsi le prime tre prove.
Nella foto: il podio dell’inseguimento a squadre femminile (dal profilo Twitter Track World Cup Cali)