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Garfoot è la regina del Tour Down Under

Dopo due edizioni finite in mano straniera, m rito anche di Valentina Scandolara che vinse nel 2015, le australiane tornano a gioire nella più importante gara di casa, ossia il Tour Down Under, grazie a Katrin Garfoot, che dà tra l’altro all’Orica anche il terzo successo consecutivo nella manifestazione. 34 anni, la vincitrice è in realtà australiana di passaporto, conseguito per matrimonio, dopo essere nata e cresciuta in Baviera. Un’avventura sportiva iniziata tardissimo, risalgono al 2008, ossia al trasferimento in Oceania, la scoperta, le prime esperienze e l’innamoramento con la bici, per poi iniziare la carriera internazionale nel 2013, al conseguimento della nuova cittadinanza. Grazie anche al suo background nelle prove di resistenza nella corsa a piedi, al suo fondo, alla sua combattività proverbiale, che la porta a correre sempre all’attacco, unite a una naturale predisposizione all’esercizio a cronometro ha saputo conquistarsi velocemente un posto d’onore tra le élite. Caratteristiche che si sposano perfettamente con la maniera aussie di intendere il ciclismo, non a caso delle sei vittorie in carriera, cinque sono arrivate davanti al pubblico amico (e una in Nuova Zelanda).

Garfoot ha costruito il suo successo, il primo nella classifica di una corsa a tappe, con la vittoria nella prima frazione e una grande consistenza nelle successive, dando così seguito all’ottima condizione di questo inizio di stagione, già palesata con il successo nel campionato nazionale contro il tempo. Molto fluida e combattuta la situazione, comunque, visto che sono state ben 4 le atlete che hanno concluso con lo stesso tempo della vincitrice, a favore della quale hanno giocato i migliori piazzamenti complessivi. In seconda piazza ha chiuso Shelley Olds, una che ha avuto una traiettoria in gioventù molto simile a quella di Garfoot, introdotta al ciclismo dal (adesso ex) marito al termine dell’università, durante la quale era stata la capitana della squadra di calcio del college. Ma queste sono storie di oltre un decennio fa, adesso Shelley, all’esordio qui con la nuova maglia della Cylance assieme a Valentina Scandolara e Rossella Ratto, è da anni una delle cicliste più forti del panorama internazionale, per dimostrarlo basta un dato: con quelli di questa corsa è arrivata a quota 67 podi solo contando le prove del calendario Uci. In terza piazza Lauren Kitchen, la 25enne australiana della Hitec che dopo un convincente 2015 riparte con un bel risultato, cogliendo il 15° podio della carriera. Distacco nullo dalla prima anche per la britannica Danielle King che inizia su toni alti un 2016 nel quale l’obiettivo primario saranno i Giochi di Rio, non solo su strada, conquistando nella prima frazione il primo podio della carriera in gare diverse dal campionato britannico (nel quale vanta un secondo e un terzo posto). Andiamo a vedere nel dettaglio la cronaca delle quattro frazioni della corsa.

1^ tappa: Mt Torrens

Gara su un circuito di 19 km da ripetere 5 volte. Il primo tentativo dell’atleta locale Sharlotte Lewis, in cerca ovviamente di mettersi in mostra. Ma a far male era il ritmo dell’Orica, che dopo 3 giri aveva già dimezzato il plotone, facendo perdere contatto a una cinquantina di unità. Ogni passaggio sulla collina di Burford causava un’ulteriore selezione, al suono della campana la testa della corsa era formata da 39 atlete. A 10 chilometri dall’arrivo si forma la fuga buona. La compongono in sette, Olds, King, Cromwell (in gara con una formazione locale e non con la maglia della Canyon), Hosking, Edmondson, Kitchen e Garfoot. La Wiggle, in netta superiorità numerica non riesce a sfruttare bene la situazione, anche perché è difficile trovare collaborazione. Si procede a scatti quindi, e uno di questi è fatale per Hosking e Cromwell che si staccano. Garfoot è decisamente la più lenta davanti, quindi non può che tentare l’anticipo. Ai 500 metri parte dall’ultima posizione e attacca. L’azzardo riesce, le altre si guardano e le consentono di guadagnare quei pochi metri determinanti per renderla irraggiungibile. La rimonta di Olds le vale infatti solo la seconda piazza davanti a Kitchen e King. Cromwell si piazza quinta a 9 secondi, mentre Edmondson, dopo perso contatto davanti. regola il gruppo principale su Collins e Scandolara a 47”

2^ tappa: East End Adelaide

Criterium che si è disputato subito prima di quello maschile su un percorso di appena 20 km. Gara quindi rapidissima fin dall’inizio. Due tentativi di fuga da parte di atlete delle formazioni nazionali australiane, Murray e Clark, e poi le squadre principali a tenere sigillata la corsa. Durante il penultimo giro, una caduta spezza in due il plotone, il ritmo è talmente alto che la stessa Garfoot sembra faticare a restare in gruppo. Si arriva alla volata e il treno nettamente migliore è quello della Wiggle. Hosking lancia Edmonson e lo fa con una sparata così potente da levare di ruota quasi tutte. L’iridata in carica dell’omnium così va a vincere in casa e la compagna riesce ancora ad arrivare seconda, con Lizzie Williams terza. Il gruppo arriva sgranato per l’alta velocità con tanti piccoli drappelli separati da pochi secondi, ma con le big di classifica tutte assieme.

3^ tappa: Lyndoch

Tappa più lunga e più dura della corsa, con una salita dal nome evocativo, il Muro dei Sospiri. Dopo un primo giro interlocutorio e l’attacco di Kinnealy e Leyden, il secondo passaggio sulla salita vede la prima azione importante della corsa, con Ratto, King, Wiles, la campionessa australiana Spratt, Lobigs, Hogan alle quali in seguito si aggiunge con un notevole sforzo Wells. L’azione è interessante, arriva ad avere 50 secondi di vantaggio, ma termina al successivo passaggio sul muro, complice una sparata di Neylan che lancia l’attacco di squadra dell’Orica. Davanti si ritrovano così in sette. Dell’azione precedente rimangono King e Spratt, alle quali si aggiungono Williams e le grandi protagoniste della prima tappa, ossia Garfoot, Kitchen, Olds e Cromwell. Con le Orica in superiorità, Spratt tenta l’attacco al suono della sirena, ma viene ripresa ai piedi della salita e si stacca. Rimaste in sei dopo la salita, a 4 km dall’arrivo attacca Williams ed è l’azione buona. Con Garfoot a coprirla, infatti, l’australiana che risiede però in Italia a Laveno Mombello, vince con 19” di vantaggio, mentre la leader della generale sfrutta il suo essere rimasta coperta per prendersi la seconda piazza davanti a Kitchen che completa un podio tutto australiano. Per Williams è la seconda vittoria dell’anno se contiamo quella nell’ultima frazione del Mitchelton Bay Criterium, corsa del calendario nazionale australiano, e anche la seconda della carriera dopo quella in Svizzera del maggio scorso. Garfoot difende ovviamente la maglia di leader, con il gruppo principale che arriva staccato di quattro minuti e mezzo.

4^ tappa: Victoria Park

Percorso completamente piatto, ritmo infuocato ma soprattutto giochi ancora apertissimi: con quattro atlete a pari merito e i piazzamenti a decidere la classifica, ogni posizione persa o guadagnata nello sprint finale poteva essere decisiva per la contesa. Nella prima metà di gara ad attaccare sono la neozelandese Catterick e quindi la neo-campionessa australiana dei criterium Mackay, ma senza successo. Nella seconda parte iniziano a muoversi le big. Per prima Cromwell, assieme a Amy Roberts e sopratutto a una scatenata Valentina Scandolara, che riparte continuamente, caratterizzando quasi tutti i tentativi di fuga della giornata- Ci prova anche l’iridata a cronometro Villumsen, che guadagna 20 secondi a tre giri dalla fine ma poi viene ripresa. Si arriva così alla volata. Stavolta la ruota più veloce non è però Edmondson, ma Wells, l’esperta velocista australiana, storica protagonista dei criterium del calendario nazionale, che centra il secondo successo in carriera in una prova Uci dopo la tappa del Trophée d’Or ad agosto 2015. Buon inizio, con una vittoria anche al Mitchelton Bay, per una stagione che la vedrà competere a livello internazionale con la maglia della Colavita in caccia di uno spot per i mondiali in Qatar. La terza posizione va a Garfoot che, con tutta l’Orica a disposizione, si produce nella più bella volata della sua carriera, potere delle motivazioni della maglia di leader, batte addirittura Olds e Cromwell e conquista così il trionfo finale nella classifica generale.

Nella foto: la vittoria nella prima tappa di Garfoot ((c) Con Chronis)