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Aigle, resoconto di un Mondiale trionfale per l’Italia

Nella foto: Elisa Balsamo in maglia iridata (cattura dallo streaming sul canale youtube Uci) 

Da Montichiari ad Aigle, dagli Europei ai Mondiali, una settimana dopo per l’Italia, a parte i neanche troppi chilometri di distanza geografica tra Lombardia e Romandia, è cambiato davvero poco. Già perché la spedizione azzurra, dopo una rassegna continentale esaltante, torna anche dalla competizione iridata con un bilancio estremamente positivo, non soltanto per il ricchissimo bottino di medaglie e di titoli, ma anche per le prestazioni offerte sulla pista del velodromo del Centro Mondiale del Ciclismo. Andiamo ad analizzare nel dettaglio i vari eventi, che hanno visto l’Italia issarsi al secondo posto del medagliere sia per numero di ori che di medaglie assolute, con 3 maglie iridate, 2 argenti e 1 bronzo conquistati, dietro solo alla Nuova Zelanda (4-4-1), ma davanti a potenze come Gran Bretagna e Australia.

Corsa a punti femminile

Pochi giorni dopo il titolo europeo, Letizia Paternoster raddoppia salendo anche sul tetto del mondo. 35 i punti raccolti dall’atleta della Vecchia Fontana che disputa una prova di grandissima presenza e personalità. Basti dire che, pur non guadagnando il giro, è riuscita ad andare a punti in tutte dieci le volate, vincendone 5 e raccogliendo per il resto 2 secondi, 1 terzo e 2 quarti posti. Le uniche due cicliste capaci di conquistare i 20 punti per la tornata di vantaggio sono state la britannica Roberts e la polacca Weronica Pikulik, che hanno accompagnato Letizia sul podio. L’inglese originaria dello Yorkshire è stata con 32 punti la minaccia principale al successo azzurro, ma Paternoster le si è incollata alla ruota nel finale, centrando nello sprint conclusivo il secondo posto sufficiente per assicurarsi la vittoria.

Velocità olimpica femminile

Conferma anche Martina Fidanza e Gloria Manzoni, che nella velocità a squadre centrano l’argento, proprio come a Montichiari. Le due azzurre sono autrici di una fantastica prova di qualificazione in 28”282, miglior tempo assoluto che le ha proiettate nella finale per l’oro contro la Nuova Zelanda (28”304). Nella sfida decisiva, Emma Cumming ed Ellesse Andrews hanno avuto la meglio chiudendo con il tempo di 28”006, partendo in testa fin dal giro iniziale e poi allungando ulteriormente nella seconda tornata. Per le azzurre (28”357) resta comunque una grande prestazione e una medaglia dal valore importante in un settore, quello della velocità, in cui si iniziano a raccogliere i frutti del lavoro degli ultimi anni. Per il bronzo, la Cina ha avuto la meglio sulla Corea del Sud in un derby tutto asiatico.

Inseguimento a squadre femminile

Dopo l’oro con doppio record del mondo di Montichiari, il quartetto azzurro non si è fatto sfuggire l’occasione di offrire il bis. Stavolta niente beffe come lo scorso anno ad Astana, così Elisa Balsamo, Letizia Paternoster, Martina Stefani e Chiara Consonni hanno conquistato la seconda maglia iridata per l’Italia nella rassegna (e seconda personale anche per Paternoster). Le azzurre hanno messo le cose in chiaro fin dalla qualifica, dove dopo una partenza circospetta (quarte al primo chilometro), hanno progressivamente aumentato il ritmo, fino a superare la Nuova Zelanda negli ultimi 1000 metri e a far segnare il miglior cronometro in 4’33”129. In semifinale il quartetto azzurro si è mostrato più forte anche delle avversità. Infatti Martina Stefani è finita a terra dopo pochi giri della prova. Nonostante questo, pur rimanendo in tre, Balsamo, Paternoster e Consonni sono riuscite a superare in maniera piuttosto netta il Canada in 4’34”871, infliggendo più di due secondi alle americane. Avversaria della semifinale la Nuova Zelanda, che aveva dominato il derby oceanico con l’Australia, chiudendo con oltre 10 secondi di margine, sfruttando il completo sfaldamento delle avversarie nell’ultimo chilometro. In finale il quartetto azzurro, con Stefani in grado di recuperare il suo posto in squadra (per fortuna solo qualche escoriazione per lei), si è dimostrato una volta di più straordinario. Partito meglio (quasi mezzo secondo dopo un chilometro), con la Nuova Zelanda rimasta presto in tre per un incidente, ha comunque dovuto resistere al ritorno delle kiwi, che a metà prova erano rientrate a meno di un decimo. Troppo violento però evidentemente lo sforzo delle oceaniche in questa fase. E infatti nel finale l’Italia ha preso il largo, arrivando a chiudere i 4 km praticamente a ruota delle avversarie. 4’31”157 il tempo della finale, ottenuto con le ragazze che hanno tagliato il traguardo a braccia alzate per festeggiare un traguardo storico e straordinario. A completare il podio la Francia, che dopo un deludente sesto posto in qualificazione, crollando letteralmente nell’ultimo chilometro, ha saputo offrire una batteria di secondo turno e una finale per il bronzo di altissimo livello, andando addirittura a doppiare il Canada.

Scratch maschile

L’unica medaglia azzurra in campo maschile porta la firma di Moreno Marchetti. Il veneto ha conquistato il bronzo nella prova dello scratch, una gara destinata a passare alla storia per la vittoria di Batsaikhan Tegshbayar, portacolori della Mongolia, che dunque mette sulla carta geografica del ciclismo per la prima volta il proprio paese. Un movimento, quello mongolo, ancora piccolo e in fase di sviluppo, anche se qualche segnale interessante negli ultimi mesi c’era già stato, che conferma come la globalizzazione del ciclismo sia un fenomeno sempre più rapido e pervasivo. L’argento va al collo del ceco Daniel Babor.

Omnium femminile

Così come Letizia Paternoster, anche Elisa Balsamo conquista il secondo oro iridato nella rassegna, bissando oltretutto il successo di Montichiari, grazie alla vittoria del titolo nell’omnium femminile. 209 i punti conquistati dall’azzurra, che ha offerto una grande dimostrazione di forza, vincendo 3 delle prime cinque prove e salendo sul podio nelle altre due, per poi controllare con autorità la situazione nella corsa a punti. La competizione per Elisa è subito partita bene, grazie al successo nello scratch, a cui sono seguiti il terzo posto nell’inseguimento e il secondo nell’eliminazione. Le vittorie nei 500 m da fermo e nel giro lanciato hanno quindi definitivamente lanciato Balsamo, alle cui spalle, lontana 14 punti, l’unica avversaria pericolosa era rimasta la neozelandese Michaela Drummond. La portacolori della Valcar, quindi, nell’ultima manche, ha marcato da vicino la rivale oceanica, mantenendo, nonostante la retrocessione nel quarto sprint, le distanze praticamente invariate (209 a 196 il conto finale). La canadese Maggie Coles-Lyster, che era terza già dopo 5 prove, ha disputato un’ottima corsa a punti, che però, visto il distacco enorme dalle prime, non le ha permesso di migliorare la posizione, rimanendo bronzo con 192 punti.

Keirin femminile

La medaglia forse meno attesa ma per questo ancora più bella per l’Italia arriva dal keirin per merito di una straordinaria Gloria Manzoni che conclude al secondo posto la prova, conquistando così il suo secondo argento personale nella manifestazione, alle spalle solamente della ceca Sara Kankovska. Molto bene anche Martina Fidanza che chiude ottava, confermando che anche nella velocità al femminile l’Italia può iniziare a programmare su un progetto importante. Gloria è partita subito benissimo, vincendo la sua batteria al cospetto di un’atleta di livello come la coreana Kwon. Fidanza invece si piazza seconda alle spalle di Guo, ma poi è bravissima a vincere la batteria di ripescaggio. Nel secondo turno, Manzoni è autrice della seconda prodezza, qualificandosi alla finale nonostante una batteria difficilissima: l’azzurra si piazza terza, dietro Guo e Kankovska, ma supera Van de Wouw e la francese Gros. Martina Fidanza invece non ce la fa ad accedere all’atto decisivo per le medaglie, ma concluderà comunque con un ottimo ottavo posto. La giornata fenomenale di Manzoni si completa infine in finale, dove solo Sara Kankovska riesce a precederla. Alle sue spalle Guo si accontenta del secondo bronzo del suo mondiale, mentre Kim, Van der Peet e Kwon completano l’ordine d’arrivo.

Le altre gare

Nel team sprint maschile, oro per la Russia, che in finale ha battuto l’Australia. Bronzo per la Germania.

Nei 500 m da fermo, la tedesca Paulina Grabosch bissa il successo di Astana, abbassando anche il suo primato del mondo fatto registrare proprio in occasione della rassegna kazaka. 34”023 il tempo che le è valso l’oro, una vittoria costruita con i primi 100 m straordinari. La gara è stata di livello tecnico notevole, basti dire che anche la cinese Yufang Guo, argento, è scesa sotto il vecchio record mondiale. Soohyun Kim per la Corea del Sud completa il podio, 10^ Martina Fidanza.

Nel keirin maschile Conor Rowley regala il primo oro all’Australia, battendo nella finale il ceco Martin Cechman e lo spagnolo David Orgambide.

Vittoria con annesso primato del mondo nel quartetto maschile per la Nuova Zelanda in 4’01”409. Stewart, Gray, Sexton e Brown hanno superato in finale la Danimarca, staccata di 3 secondi e mezzo. Per il bronzo, la Gran Bretagna ha superato la Svizzera. Ottava posizione per il quartetto azzurro, formato da Oldani, Ferronato, Masotto e Gazzoli. 4’13”905 il loro tempo migliore.

Il canadese Stefan Ritter, con un finale in gran crescendo, conquista l’oro nel km da fermo in 1’01”673. 224 i millesimi di vantaggio sul neozelandese Bradly Knipe, in testa fino ai 750 m, poi calato nel finale. Bronzo al sudcoreano Junggyu Na staccato di 9 decimi esatti.

Il polacco Szymon Krawczyk, con 53 punti, ha fatto suo il titolo della corsa a punti, precedendo il britannico Matt Walls e il cinese di Taiwan Wen Chao Li, entrambi a quota 44, con il primo argento per il miglior piazzamento nello sprint finale. È stata una corsa completamente priva di tatticismi, basti dire che tutti gli atleti in gara tranne due hanno conquistato un giro, i tre capaci di prenderne due sono quelli saliti sul podio.

La russa Maria Novolodskaya è la nuova regina dell’inseguimento individuale in 2’23”745. Dopo essersi dovuta arrendere alla nuova primatista mondiale Baleisyte (qui sesta) a Montichiari, la non ancora 17enne ha superato in finale l’australiana Jane Hines. Bronzo alla Nuova Zelanda con Ellesse Andrews, già oro nella velocità olimpica per un singolare quanto difficile bis. 17^ piazza per Elena Pirrone in 2’29”298.

Con un attacco a 6 giri dalla conclusione, la britannica Rebecca Raybould ha sorpreso tutte e vinto per distacco lo scratch femminile. A completare il podio, la canadese Devaney Collier, avvantaggiatasi nel finale, e l’australiana Kristina Clonan, che ha bruciato in rimonta sulla linea la francese Jounier. Settima posizione per Elisa Balsamo, che ha mostrato un’incredibile facilità di pedalata, riuscendo con poche pedalate a chiudere su molti tentativi e apparendo quindi tra le più forti. Raybould è stata brava a cogliere il momento giusto, proprio nell’istante in cui l’azzurra, dopo aver ripreso la neozelandese Shearman, si stava rialzando, rimanendo poi chiusa alle balaustre da un improvviso spostamento di Clonan, che le ha impedito di rispondere all’azione.

Nella giornata di sabato, si è vissuto un altro momento a suo modo storico per il ciclismo femminile. Sia pure solamente in formato dimostrativo, infatti, si è disputata l’americana femminile. Una prova sperimentale che speriamo vivamente sia il preludio a colmare una lacuna piuttosto evidente e abbastanza immotivata. Per la cronaca, successo di Australia 1 (Haines/Roseman-Gannon) con 21 punti, davanti alla Gran Bretagna (Dolan/Holl) con 13 e ad Australia 2 (Macdonald/Clonan) con 10.

Nell’omnium maschile con 224 punti si impone il neozelandese Campbell Stewart, che si salva dalla straordinaria rimonta dell’argentino Thomas Contte, sesto dopo 5 prove e capace di guadagnare addirittura 3 giri nella corsa a punti per chiudere secondo a quota 218. Il danese Julius Johansen, partito fortissimo vincendo le prime due prove, conclude in calando ma difende il podio a 204 punti. Settima posizione per Moreno Marchetti con 157 punti. L’azzurro si è fatto valere soprattutto nello scratch, nel quale ha chiuso secondo.

Impresa dello svizzero Stefan Bisseger che sulla pista di casa chiude in 3’12”416, centrando il nuovo record del mondo, dopo averlo sfiorato per pochi centesimi nelle qualificazioni. Prova dominata, con il danese Rasmus Pedersen staccato di oltre sei secondi. Bronzo per il tedesco Bastian Flicke.

Doppietta d’oro per la tedesca Paulina Grabosch che dopo i 500 m si impone anche nella velocità, proseguendo la tradizione teutonica nella disciplina. Successo netto in finale sulla cinese Yufang Guo, mentre la regina di Montichiari Hetty Van de Wouw sale sul podio con il bronzo. Decima piazza per Martina Fidanza.

Il madison maschile è vinto dalla Svizzera. La coppia Hirschi/Muller si impone con otto punti, ma soprattutto restando l’unica a pieni giri. A una tornata di ritardo, la Nuova Zelanda (Stewart/Sexton) deve accontentarsi dell’argento nonostante i 17 punti, mentre l’Australia (O’Brien/Scott) completa il podio a 14 (-1 giro). Nona posizione per l’Italia con Gazzoli e Gozzi. Nessun punto e 4 giri di ritardo per gli azzurri.

Il torneo della velocità maschile va alla Nuova Zelanda grazie a Bradly Knipe. Battuto in finale l’australiano Conor Rowley, mentre il canadese Stefan Ritter, dopo l’oro nel km, vince il bronzo superando il polacco Mateusz Milek.