Negli Stati Uniti esiste un motto secondo cui il tempo è ancora imbattuto. Beh, alla fine anche questa storia non farà eccezione, ma dai tempi della Titanomachia il vecchio Crono ben di rado si era trovato a competere con un avversario così ostico e valoroso. Dobbiamo scomodare la mitologia perché questa è la categoria cui appartiene Ole Einar Björndalen, quella del mito e della leggenda. E cosa altro si potrebbe dire di un atleta che a poco meno di 42 anni, dopo aver vinto e rivinto tutto quello che era possibile vincere, aver fatto segnare quasi tutti i record immaginabili, è ancora capace di imprese come quella che l’hanno portato a vincere la gara inaugurale della stagione a Östersund?
La testimonianza più chiara del valore emozionale del successo del norvegese è forse quella del secondo classificato, Simon Schempp, che subito dopo l’arrivo del vincitore che gli toglieva il primato ha reagito con un inchino nei confronti del più grande biatlheta di tutti i tempi. E d’altronde la carica emozionale dell’ultimo giro di Björndalen è stata davvero notevole e hai coinvolto in un unico applauso chiunque stesse seguendo la gara.
Da un punto di vista tecnico è stata una vera e propria impresa, anche perché Björndalen arrivava da un’estate piuttosto tribolata, aveva partecipato a pochissimi dei test prestagionali, non aveva preso parte alle staffette di domenica scorsa, insomma il suo rendimento era un’incognita. Invece il passo sugli sci non è stato tra i migliori in assoluto, ma è comunque stato più che competitivo e lo zero al poligono, in condizioni di vento piuttosto complesse e un meteo variabile, per una gara iniziata sotto una fitta nevicata che poi è andata gradualmente scemando.
Per Björndalen è la vittoria numero 95 al massimo livello, i podi sono invece arrivati a quota 172. Numeri che fanno impressione, come un’altra considerazione. Il vincitore di sei Coppe del Mondo aveva il primato di successi nelle mass start, nelle sprint e negli inseguimenti. Gli mancava solo quello nell’individuale dove era a quota 7 e inseguiva Fourcade, Svendsen e Angerer a 8. Bene, con questo trionfo anche l’ultimo primato che gli mancava è diventato suo. Per la Norvegia è invece il terzo successo in altrettante gare di questa Coppa del Mondo, tra l’altro con sette atleti diversi fin qui.
Ai suoi fianchi in questo podio storico troviamo il citato Simon Schempp, autore di una prestazione di alto livello, estremamente efficace sugli sci con la piccola imperfezione dell’errore al terzo poligono che gli è costata la vittoria, e il russo Alexey Volkov, enciclopedico al tiro ma molto più lento sugli sci.
La prima serie a terra è stata poco selettiva, più di trenta atleti sono usciti indenni da errori, a pagare è stata solo la Francia con gli errori dei due Fourcade (Simon poi comunque sarà molto consistente e arriverà sesto, mentre Martin andrà fuori controllo al quarto poligono e chiuderà 21° con 5 errori) e di Fillon Mallet, che però sarà alla fine autore di una splendida gara chiudendo quarto. Al secondo poligono, il primo in piedi, la selezione era più netta. Restavano in dodici con il 10/10, il migliore dei quali era Schempp, con un vantaggio ridotto sulla coppia norvegese formata da Björndalen e Svendsen. A quest’ultimo sarà fatale il terzo poligono, con un doppio errore che lo costringerà al quarto posto finale ex-aequo con Fillon Mallet, tra l’altro a parità di errori (una prova controllata quella del norvegese però apparso non al top sugli sci). La terza serie portava all’errore anche Schempp e così era Björndalen a issarsi in vetta, davanti a Volkov e a un Landertinger molto preciso ma anche molto guardingo nella parte di fondo. Per l’austriaco saranno fatali i due errori nella quarta serie, che lo costringeranno all’ottava posizione al traguardo. Sessione perfetta invece per tutti gli altri al vertice della classifica e graduatoria quindi che rimaneva invariata all’uscita dal poligono, con Schempp che poi faceva valere il suo ben miglior passo sugli sci per superare piuttosto agevolmente Volkov nel corso dell’ultima tornata.
Dalla prima vittoria di Björndalen fino alla novantacinquesima sono passati circa 19 anni e 11 mesi, era il gennaio 1996 e si era ad Anterselva. Solo quattro anni di meno, invece, è il tempo che era trascorso dall’ultima vittoria di un’atleta italiana in una gara individuale nella Coppa del Mondo di biathlon, ottenuta tra l’altro da una ragazza che con il fenomeno norvegese ha condiviso una lunga traiettoria di vita, Nathalie Santer. Il contatore di gare continuava a correre ed era arrivato a 398, prima di essere interrotto dalla vittoria nella prova femminile di Dorothea Wierer.
Un successo che era solo questione di tempo per la giovane altoatesina, uno dei talenti più puri al tiro che si siano mai visti, ma che arriva forse nella gara in cui era meno atteso, visto che Dorothea era rimasta in dubbio fino praticamente alla vigilia della gara per un malanno che l’aveva tenuta ai box anche per le staffette. Una prova perfetta al poligono quella di Wierer, che le ha consentito di superare una scatenata Marie Dorin, seconda a 14” nonostante le due penalità accumulate nella seconda serie, una prova dominante sugli sci stretti che conferma quanto visto nella staffetta a coppie di domenica scorsa e fa già avanzare una seria candidatura per la sfera di cristallo in contrapposizione a quella di Makarainen, oggi solamente 24^ con 5 errori. Al terzo posto ha chiuso l’ucraina Olena Pidrushna, anche lei infallibile al tiro, ma molto più lenta di Wierer sugli sci.
Decisivo alla fine è stato il quarto poligono, dove è arrivato l’unico errore di giornata di Gabriela Soukalova, che fino a quel momento era sempre stata in testa. La ceca però ha mancato un bersaglio e quindi si è dovuta accontentare della quinta piazza, scavalcata anche da una Tirill Eckhoff molto efficace sugli sci, anche se non quanto Dorin, e comunque capace di giungere quarta nonostante due errori.
In casa Italia buona anche la prova di Federica Sanfilippo, che fino all’ultima sessione di tiro era in corsa anche per un posto nella top 10, che sarebbe arrivata con una quarta serie perfetta. Invece l’altoatesina ha commesso due errori e così ha chiuso 30°, conquistando comunque dei punti importanti. Nelle retrovie invece Karin Oberhofer e Nicole Gontier, troppo fallose al tiro con rispettivamente 6 e 7 errori.
Dopo un giorno di riposo, la Coppa ripartirà ora con le sprint di sabato, con Björndalen e Wierer che partiranno con il pettorale giallo e i due favoriti della vigilia, Fourcade e Makarainen già chiamati a dare segni di riscatto. Vedremo quali delle tendenze emerse in queste prime prove saranno confermate e quali smentite.
Nella foto: Dorothea Wierer al poligono (foto IBU/Evgeny Tumasov da biathlonworld.com)