Nella foto: Megan Guarnier festeggia (dal profilo Twitter Boels Dolmans)
Alla fine sulle rive del Lago Maggiore è stata una navigazione relativamente tranquilla quella che ha permesso a Megan Guarnier di condurre in porto la maglia rosa e con essa la vittoria del suo primo Giro d’Italia. Se lo scenario di un attacco della compagna di squadra e connazionale Stevens pareva francamente molto poco credibile, il distacco piuttosto marcato di tutte le altre le ha convinte a desistere, l’ultima frazione di Verbania così ha visto per la prima volta in questo Giro giungere fino in fondo la fuga nata nei primi chilometri.
Prima di concentrarci sulla cronaca di giornata, però, è giusto rendere merito alla 31enne campionessa degli Stati Uniti, che ha conquistato oggi il più importante successo di una carriera che ha vissuto un deciso salto di qualità proprio nelle ultime due stagioni in corrispondenza del passaggio alla Boels. Newyorkese di nascita ma californiana di residenza, si tratta di una ragazza dalle doti atletiche notevoli, un talento per gli sforzi aerobici mostrato fin da giovanissima, quando all’high school, oltre a vincere vari premi accademici, fu inserita addirittura nella selezione All-America di nuoto. Ai tempi del college, dove ha conseguito la laurea in neuroscienze, un grave infortunio alla spalla l’ha convinta a passare al triathlon, e da lì al ciclismo il passo è stato breve, con una carriera internazionale iniziata a 24 anni nel 2009 e che è particolarmente legata all’Italia. La prima vittoria in assoluto nel calendario Uci infatti è arrivata nel 2011 al Giro di Toscana, mentre il successo possiamo dire della svolta, quello da cui è iniziata la sua consacrazione tra le più forti sono state le Strade Bianche del 2015. Già lo scorso anno al Giro Rosa andò fortissimo, sei giorni in maglia rosa con un successo e quattro secondi posti di tappa e il terzo posto finale sul podio. Il meritato successo è arrivato quest’anno, settima vittoria di una stagione fantastica, che la vedeva già alla partenza prima della classifica World Tour, quindicesima totale nella carriera a livello internazionale. Per gli Stati Uniti è il terzo Giro della loro storia, dopo i due vinti da Abbott nel 2010 e 2013. Guarnier ha vinto il Giro con la sua ottima regolarità, sempre con le migliori, tranne un piccolo calo nel finale a Montenars nella seconda tappa, su ogni terreno, e la grinta e determinazione con cui ha gareggiato, a caccia di abbuoni ad ogni traguardo volante, dimostrando quanto tenesse a questa vittoria.
Completano il podio Evelyn Stevens, straordinaria con i 3 successi di tappa, i due arrivi in salita e la crono, e la campionessa uscente Anna Van der Breggen, che è cresciuta nel finale e soprattutto ha fatto valere una buona regolarità pur senza mai offrire prove entusiasmanti. Un podio che arride decisamente alla Boels Dolmans, la formazione dominatrice della stagione, visto che le prime due corrono per la squadra neerlandese e Van der Breggen, notizia divenuta ufficiale proprio durante il Giro, passerà alla formazione diretta da Danny Stam a partire dal 1 gennaio 2017.
Per adesso però a festeggiare il suo podio è la RaboLiv che in un certo senso a Verbania ha salvato il bilancio di un giro sotto tono per una squadra abituata a dominare (memorabile il podio monocolore del 2014) grazie a Thalita De Jong, l’iridata del cross che nella località piemontese ha centrato il primo successo per la compagine diretta da Koos Moerenhout nonché per un atleta europea non italiana.
La tappa, con arrivo e partenza a Verbania su un circuito da ripetere 3 volte (l’ultima con l’inserimento del Gpm di 2^ categoria di Bée), si è decisa proprio nelle prime fasi, dopo 17 km al passaggio sullo strappo caratterizzante il primo anello. Infatti questo è stato il trampolino di lancio per un’azione di nove atlete, comprendente, oltre a De Jong, la messicana Drexel (Astana), le spagnole Santesteban (Alé Cipollini) e Gutierrez (Cylance), l’australiana Kitchen (Hitec), l’ancora una volta bravissima Confalonieri (Lensworld), ieri terza, la francese Bravard (Poitou Charentes), l’altra neerlandese Markus (Liv) e la giapponese Hagiwara (Wiggle).
Con nessuna atleta di classifica in avanscoperta (la migliore era De Jong a quasi 34 minuti), il plotone ha lasciato fare, con il vantaggio arrivato a 1’30” in un paio di km. Da dietro così è arrivata la replica di altre sei cicliste, con Fournier (Poitou), Brand (RaboLiv) e 4 azzurre, Tagliaferro, Guarischi, Bartelloni e Valsecchi. Dopo 30 km al primo passaggio sul traguardo, le battistrada avevano 1’30” sulle inseguitrici e 2’28” sul gruppo.
Detto del traguardo volante di Mergozzo vinto da Confalonieri, il secondo giro ha sancito il naufragio delle speranze delle inseguitrici. Infatti in cima allo strappo, dopo 45 km, il loro ritardo dalle prime era superiore ai 3 minuti, col gruppo principale staccato di 5’30”. Poco dopo il secondo passaggio sul traguardo, così, le sei contrattaccanti si rialzano per essere riassorbite.
La tappa quindi si decide sulle rampe della salita di Bée. Nell’avvicinamento pianeggiante all’ascesa il gruppo guadagna qualcosa, ma non a sufficienza per arrivare a portata di ricongiungimento. Quando si inizia a salire, attaccando Santesteban e De Jong, con la neerlandese che rimane poi sola e riesce a scollinare con 6” di vantaggio sulla spagnola. La campionessa del mondo del cross fa quindi valere le sue doti prima di discesista e poi di passista e guadagna inesorabilmente sul gruppo di 6 inseguitrici formatosi alle sue inseguitrici, riuscendo ad arrivare a Verbania con più di un minuto di vantaggio e potendo così festeggiare la terza vittoria su strada nel calendario internazionale, la prima di livello World Tour. Alle sue spalle la volata per il secondo posto è vinta dalla connazionale Riejanne Markus, che conferma le buone impressioni che aveva già destato sia al Trentino che in qualche azione intermedia in questo Giro. Un nome da tenere a mente quello della 22enne della Liv. A completare il podio di giornata è ancora Maria Giulia Confalonieri, secondo terzo posto consecutivo per lei che già era stata seconda a Lovere. Gran bel Giro quindi per la brianzola. Seguono in quarta posizione Drexel, poi Santesteban, Hagiwara e una sfortunata Gutierrez, alle prese con un guasto meccanico nel finale, ma bravissima a resistere comunque al rientro del gruppo maglia rosa.
Già, il drappello della leader che avevamo lasciato sulle pendici di Bée, affrontate a ritmo sostenuto, tanto da fare una selezione importante, con sole otto atlete rimaste infine a comporlo, ma senza che Guarnier, scortata ottimamente oltre che da Stevens anche da una Canuel che ha chiuso il Giro in grandissima crescita, corresse mai dei rischi. Oltre alle tre Boels, in questo drappello troviamo Niewiadoma, che vincerà lo sprint per l’ottavo posto all’arrivo, Van der Breggen, Guderzo, Häusler e Longo Borghini. Molte le assenze importanti, la principale quella di Mara Abbott, che arriva con 30 secondi di ritardo, non solo abdicando così alle residue speranze di podio nella generale, ma retrocedendo addirittura in quinta posizione dietro Häusler. Oltre un minuto il ritardo di Kirchmann, che ha dovuto convivere con i postumi della brutta caduta di ieri e chiude lo stesso con uno splendido ottavo posto un Giro eccellente, iniziato con la vittoria nel prologo, mentre ancora più indietro chiudono le due bielorusse Tuhai e Amialiusik, che difendono lo stesso la loro posizione nelle 10, per un bilancio finale che è estremamente positivo per la giovane portacolori della BePink, vera sorpresa della manifestazione, mentre abbastanza deludente per quella della Canyon, che nonostante il nono posto finale nella generale (a più di 16 minuti dalla vincitrice) non si è praticamente mai vista davanti.
In chiave tricolore, la migliore in classifica è Tatiana Guderzo che porta a casa la maglia azzurra e il sesto posto nella generale, impreziosito dalla terza piazza nella tappa del Mortirolo. L’iridata di Mendrisio 2009 rimane anche l’unica italiana capace di salire sul podio nelle ultime otto edizioni, ossia da quando Fabiana Luperini nel 2008 portò l’ultima maglia rosa all’Italia. Elisa Longo Borghini conclude il Giro vestita di verde come miglior scalatrice, meritato premio per un’atleta sempre tra le migliori protagoniste di ogni frazione, salvo per la giornata difficile in Liguria, tanti piazzamenti per lei e la conferma di una grande condizione. Tra le altre azzurre, molto bene Alice Arzuffi che chiude 17^ un Giro che lascia intendere come la giovane crossista lombarda possa in futuro diventare molto competitiva per le gare a tappe. E anche Ana Covrig, 21^ alla fine, ha fatto intravedere segnali incoraggianti in salita. Per quanto concerne le altre maglie la ciclamino va ancora a Guarnier, che pur non avendo tappe precede Stevens che ne ha vinte 3 e Bronzini che ne ha portate a casa 2, testimonianza di quanto sia stata sempre piazzata nelle prime posizioni quest’anno. La maglia bianca di miglior giovane invece finisce sulle spalle di Katarzyna Niewiadoma, ma alla vigilia questo risultato non era neppure quotato: la polacca in questi 10 giorni ha confermato il suo talento ma allo stesso tempo anche di dover ancora crescere sulle lunghe salite prima di poter competere per un Grande Giro, almeno in annate con percorsi del genere.