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La giornata storica del biathlon italiano: i trionfi di Windisch e Wierer

Gli aggettivi “storico”, “epocale”, “memorabile” sono ormai inflazionati e tendono a perdere il loro significato etimologico, però stavolta possono essere utilizzati senza alcun timore nella loro accezione più piena, anzi forse risultano addirittura deboli per descrivere la giornata vissuta dal biathlon italiano in quel di Canmore, dove le due mass start in programma si sono concluse con due vittorie azzurre, merito di un fantastico Dominik Windisch in campo maschile e della solita straordinaria Dorothea Wierer nella gara femminile.

Inutile dire che si tratta di un evento mai verificatosi prima nella storia, una doppietta che quest’anno era riuscita solo a Germania e Russia in un’occasione, giusto per dare una misura di quanto sia difficile anche per movimenti numericamente e qualitativamente molto importanti. Soprattutto si tratta della certificazione definitiva della crescita del movimento italiano, che sta vivendo una delle sue stagioni più belle di sempre, senza dubbio del nuovo millennio. Pensare una giornata del genere solo pochi anni fa sembrava pura utopia e questo è senza dubbio un premio, oltre che per gli atleti e lo staff, anche per quel nocciolo duro di appassionati che nel tempo ha saputo far conoscere sempre di più la disciplina, trasformandola da uno sport di nicchia nel movimento più in crescita nel panorama invernale tricolore.

Un altro dato di grande interesse è il fatto che i due vincitori provengono entrambi dal comune di Rasun Anterselva, che è sì una delle culle del biathlon italiano e forse anche mondiale, ma rimane pur sempre un’amministrazione di 2800 abitanti. E per una località così piccola ottenere due risultati del genere nel giro di un paio d’ore rappresenta qualcosa che ha pochissimi precedenti nella storia dell’intero sport. Ovviamente, si tratta di due vittorie dal contesto completamente diverso. Quella di Windisch è stata un’impresa, a fronte di un campo partenti di un livello altissimo, nel quale a volte non basta neppure raggiungere l’eccellenza per emergere vista la qualità media dei protagonisti. Una vittoria che per certi versi può rappresentare un exploit ma che per altri conferma una crescita di condizione che già era emersa nelle ultime uscite e che conferma che dietro le superstar Dominik ha le potenzialità per conquistarsi un ruolo di peso tra gli outsider pronti a sfruttare ogni opportunità. Per Windisch si tratta del primo podio in carriera in una prova individuale. Per Wierer invece questa non è altro che la conferma di una stagione di livello altissimo. Si tratta del settimo podio individuale, che tra l’altro chiude il cerchio, visto che la mass start fin qui era stato il format che le aveva regalato le minori soddisfazioni. Tutto superato con gli interessi a Canmore, località che per inciso si conferma storicamente, fin dai Giochi del 1988, un terreno di conquista per l’Italia, e tra conformazione del percorso e altitudine non è un caso. Dorothea rafforza anche la seconda posizione assoluta nella classifica generale. Contando gli scarti, Soukalova (che praticamente da un anno non esce dalle dieci, regolarità impressionante quella della ceca, che sta sparando con percentuali fantascientifiche) ha 70 punti di vantaggio che sono tantissimi con questo sistema di punteggio per un’atleta che non sbaglia una gara da mesi, ma anche restasse questo secondo posto, sarebbe il giusto premio per un’annata semplicemente straordinaria.

Partiamo dalla gara maschile, la prima in ordine cronologico. Gara accompagnata da un vento fortissimo all’inizio, tanto che si vocifera anche di un suo possibile rinvio. Alla fine si parte regolarmente e il primo poligono in quelle condizioni è già selettivo. Solo in 4 evitano l’errore, Kazar, Pryma, Eder e Desthieux, con l’austriaco che prende un bel vantaggio e esce senza errori anche dalla seconda sessione prima che gli altri inizino perfino a sparare. Pryma continua a non sbagliare e resta secondo, dietro l’ucraino ci sono Rastorgujevs e Windisch che dopo la penalità al primo poligono escono con lo zero dal secondo, mentre anche Martin Fourcade non sbaglia e nonostante le due penalità già accumulate è settimo.

La prima sessione in piedi cambia ancora tutto. Eder sbaglia tre volte e si chiama fuori, ma gli errori fioccano. Fillon Maillet pur con una penalità da sesto si così ritrova primo. Il primo inseguitore è Rastorgujevs, poi in dieci secondi ci sono altri 5 atleti, con Landertinger e Doll che non sbagliando rimontano, e Windisch che resta attaccato al treno buono in settima posizione nonostante due errori. Fourcade ne commette addirittura 3 e perde terreno. Fillon Maillet entra in testa dunque all’ultimo poligono e fa 4/5. Ma quella dell’errore sembra una regola. I primi otto commettono tutti un errore. Rastorgujevs dunque esce secondo dal giro di penalità a 11 secondi, con Windisch in scia. Doll è a 20 secondi quarto, mentre da dietro ci sono ancora minacciosi Landertinger e Fourcade.

L’ultimo giro di Dominik è favoloso. Fillon Maillet si pianta, l’altoatesino si produce invece in un finale di grande livello. Ripreso Rastorgujevs si mette quasi subito a fare il ritmo, il transalpino davanti è in chiara difficoltà, mentre Doll sta offrendo il massimo sforzo per riagganciarsi. Windisch è molto intelligente nel gestirsi con regolarità evitando fuori giri. Poi accelera una prima volta ai 1500 m dall’arrivo. Rastorgujevs si stacca e Fillon Maillet è ripreso e superato. L’italiano rifiata nel tratto in discesa, poi quando torna un terreno sul quale spinge accelera di nuovo e crea quel gap di 4 secondi che Doll non potrà più colmare, arrivando a braccia alzate sul traguardo. Secondo il tedesco, che eguaglia il miglior risultato in carriera. Terzo podio invece a livello individuale per Quentin Fillot Maillet che riesce a mantenere la terza piazza, con Landertinger che per due decimi riesce a infilare per il quarto posto un Rastorgujevs completamente saltato (ha perso da Windisch 21 secondi nell’ultimo chilometro e mezzo, vero che Dominik ha uno dei suoi punti di forza nell’ultimo giro ma si tratta davvero di un’enormità), Fourcade nonostante i sei errori riesce ancora ad arrivare sesto e può sorridere perché Shipulin e Schempp commettono addirittura 8 penalità e terminano così rispettivamente 17° e 21°. Continua tra l’altro la curiosa statistica che vede i pettorali alti vincere le mass in questa stagione, dopo Beatrix a Pokljuka e Lesser a Ruhpolding vincitore addirittura col 30.

La gara femminile parte solo 45 minuti dopo quella maschile, ma il vento si è notevolmente abbassato. Pochi errori al poligono dunque, con 13 atlete che centrano lo 0. La prima a uscire è Hildebrand, ma nel gruppo di testa ci sono anche Soukalova, Dorin e Gossner. Makarainen apparentemente naufraga con 3 errori, mentre Wierer sembra inizialmente confermare il pessimo feeling con questa disciplina (che come ha spiegato lei in un’intervista è soprattutto psicologico nei primi poligoni) mancando un bersaglio, anche se la velocità d’esecuzione le consente di essere a soli 16 secondi dalla testa della gara. Dorothea però è protagonista di un gran secondo giro, si riavvicina e non sbaglia al secondo poligono, risalendo così in quarta posizione. Dorin esce in testa, con 4 secondi su Hildebrand e 6 sulla sorprendente Aymonier (che poi naufragherà in piedi), mentre Soukalova perde 12 secondi rispetto a Wierer solo nel tempo di esecuzione e nonostante non sbagli scivola dietro all’azzurra.

Si arriva quindi al poligono in piedi. Wierer è ancora velocissima e col tempo guadagnato passa in testa, Dorin è in scia, Soukalova perde ancora qualche secondo per coprire i bersagli, ma poi nel quarto giro le tre prime della generale si marcheranno. Hildebrand invece sbaglia e si chiama fuori. Ultimo poligono dunque a decidere la sfida fra le tre migliori della stagione. Wierer porta le due avversarie a scuola, veloce e precisa. Le altre devono provare a tenere il suo ritmo velocizzando il gesto, ma così facendo sbagliano e così l’ultimo giro si trasforma per lei in una passerella trionfale verso la terza vittoria stagionale e della carriera, eguagliando Nathalie Santer. Tra l’altro merita una sottolineatura il fatto che con un errore in più si sia presentata all’ultimo poligono insieme a Dorin e Soukalova. Evidente segno di come la sua velocità nello sparare le dia in pratica un errore di bonus sulla concorrenza, ma soprattutto della crescita di Wierer sugli sci, dove ormai non è lontana dalle top del circuito (quarto tempo nel fondo in questa gara), e se per questa crescita le percentuali sono calate di un punto rispetto ai suoi massimi, ci si può stare benissimo.

Dorin chiude seconda a 20”, mentre Soukalova se la prende molto comoda nell’ultimo giro e arriva con calma addirittura a 50 secondi. In quarta piazza dalle retrovie, con un raro 0 in piedi, alla fine riemerge Makarainen che brucia in volata Hildebrand e dà un segno di riscossa importante dopo che in seguito al malanno di inizio 2016 non aveva più mostrato una condizione brillante. Karin Oberhofer ha chiuso 20^, commettendo 6 errori al poligono, mentre Sanfilippo ha chiuso in 27^ posizione sbagliando 7 volte, 4 delle quali nella terza sessione. Comunque, al netto delle percentuali una buona prova sugli sci per le due italiane.

Per chiudere il programma canadese mancano ora solo le due staffette miste, quella a coppie e quella per così dire tradizionale, nella quale alla luce delle prove di questi due giorni l’Italia non può nascondere ambizioni, dopo una stagione da 12 podi complessivi, con il record di 18 che sembrava utopistico a inizio stagione e ora lo è molto meno.

Nella foto: Dominik Windisch e Dorothea Wierer esultano ((c) IBU/Christian Manzoni da biathlonworld.com)

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