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Armitstead profeta in patria, spledida terza Longo Borghini

La supposta maledizione della maglia iridata era già stata mandata in soffitta da un bel po’, erano bastate le prime prove stagionali con la tripletta tra Strade Bianche, Trofeo Binda e Giro delle Fiandre a mettere le cose in chiaro. Ma anche il vecchio adagio secondo cui nessuno è profeta in patria oggi è stato smentito da Lizzie Armitstead, che nella terza tappa dell’Aviva Tour con arrivo a Chesterfield, un centinaio di chilometri dalla sua natia Otley, ha realizzato il più classico dei colpi doppi, vincendo la frazione e andando a vestire la maglia di leader della generale.

L’andamento delle prime due tappe e l’altimetria di questa promettevano spettacolo e così è stato: è stata una frazione molto interessante e altamente selettiva. Armitstead ha centrato la sesta vittoria stagionale (terza nel World Tour, 28^ in carriera nel calendario Uci) superando sulla retta conclusiva, caratterizzato dagli ultimi 300 metri sul pavé, Ashleigh Moolman, Elisa Longo Borghini e Amanda Spratt, leggermente staccatasi nel finale. Da sottolineare in particolare la gara di Elisa, non soltanto per il terzo podio stagionale, quanto per una condotta di gara che l’ha vista costantemente all’attacco e a prendere il vento in faccia, mentre l’ex campionessa sudafricana ha offerto oggi nettamente la sua miglior prova del 2016. La fuga a quattro è stata il risultato di 112 km corsi a grandissimi ritmo, senza un metro di pianura e ricchi di momenti salienti che andiamo a ripercorrere.

Si parte a ritmo fortissimo, tanto da causare alcuni ritiri. Nessuna azione tuttavia riesce a prendere un vantaggio significativo per i primi 27 km, quando Marianne Vos vince il traguardo volante guadagnando altri preziosi 3 secondi di abbuono. Dopo Buxton va quindi all’attacco uno degli idoli di casa, Emma Pooley, in gara con la maglia della nazionale. La seguono Longo Borghini e Koster per formare un terzetto potenzialmente molto importante, ma il gruppo reagisce subito. Ci prova in solitaria Lepistö, quindi partono Brand e Spratt.

Sembra uno dei tanti attacchi, sarà l’azione che caratterizza la gara. Sulla coppia al comando rientrano infatti H. Barnes, D’Hoore, Blaak, Slik, Hall, Koppenburg, Knetemann, Ensing e Ratto (anche per Rossella ottima prova complessivamente) e le 11 guadagnano in pochi chilometri più di un minuto di vantaggio, che arriva a 1’40” in cima al primo Gpm, quello di Winster, con la leader delle scalatrici Hall che precede Ratto rafforzando quindi il suo primato. Knetemann vince invece il traguardo volante posto 6 km dopo, quando siamo già entrati negli ultimi 40 km.

Con il gruppo che non riesce a reagire e riportarsi sotto i 90 secondi di ritardo, Armitstead, Longo Borghini e Moolman capiscono che è il momento di agire in prima persona e così vanno all’inseguimento da sole, completando una rimonta capolavoro proprio in corrispondenza dell’ultimo Gpm di giornata, lungo il quale Brand e Blaak avevano provato senza successo l’attacco di coppia. A scollinare in testa invece era ancora una volta Katie Hall, che ormai ha messo una seria ipoteca sulla vittoria di questa classifica secondaria.

Ma Armitstead, Moolman e Longo Borghini ne avevano decisamente più rispetto a tutte e così hanno impiegato poco tempo a levarsi di ruota le fuggitive di giornata. La prima ad accelerare è stata proprio la campionessa del mondo, subito dopo è arrivata a rimorchio Moolman e quindi anche Elisa, in compagnia di Spratt, è rientrata andando così a completare il quartetto di testa che sarebbe giunto fino al traguardo.

Dietro intanto la RaboLiv fermava Lucinda Brand: più importante in quel momento portarsi a tirare in testa al gruppo per difendere la maglia di Marianne Vos, che con un ritardo di oltre un minuto dalla testa della corsa era a grande rischio, mentre le altre inseguitrici non avevano le gambe né le energie per tenere il ritmo del poker d’assi al comando. Si è arrivato così al finale, con Armitstead che da pronostico ha vinto lo sprint ristretto in maniera abbastanza netta, mentre per la seconda piazza Moolman aveva la meglio su Longo Borghini per questione di centimetri, con Spratt che era già stata bravissima a restare con le prime e negli ultimi metri in pavé non aveva avuto le gambe per giocarsi il successo. Il plotone principale, formato da non più di 40 unità, nel frattempo era riuscito a riprendere le otto inseguitrici e a recuperare, sotto la spinta pure della Canyon, qualcosa sulle prime. Lo sprint per la quinta piazza andava così a Marianne Vos con 36” di ritardo, anticipando Dideriksen (ottima la danese in questo Tour), Kirchmann, Bronzini e Brennauer. Nel gruppone anche Cecchini, mentre Ratto, reduce dalla lunghissima fuga, e Guderzo hanno perso qualche secondo nel complicato ultimo chilometro.

In classifica Armitstead ha anche conquistato la leadership, ma i distacchi restano minimi. Moolman segue a 5”, Longo Borghini a 7” e Spratt a 14”, con Vos a 27”. Ma sono addirittura 24 le atlete racchiuse entro un minuto. Domani è in programma un’altra frazione molto simile per altimetria a quella di oggi. Viste queste premesse e visto quanto ci hanno fatto divertire le ragazze in questi primi tre giorni, c’è da scommettere che nei 120 km da Nottingham a Stoke-on-Trent l’azione e il movimento non mancheranno di certo.

Nella foto: l’arrivo vincente di Lizzie Armitstead (foto da comunicato Boels)

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