Nella foto: Martina Fidanza, Lisa Morzenti, Chiara Consonni e Letizia Paternoster cantano a squarciagola l’inno di Mameli, mentre sullo sfondo Elisa Balsamo veste sul podio la maglia iridata (foto da Twitter UCIWomenCycling)
Dismessa la cautela usata negli ultimi giorni, per un pizzico di scaramanzia e soprattutto per non creare troppa pressione, adesso lo possiamo dire: questa era la conclusione più logica di una stagione che ha visto le azzurrine della nazionale juniores dominare in lungo e in largo, portando a casa, nelle varie rassegne internazionali, un bottino senza precedenti in termini di medaglie. Però il ciclismo non sempre segue la logica aristotelica, non ha la certezza esatta di un sillogismo, ma per far discendere la conclusione dalle premesse ci sono lunghi chilometri da affrontare pedalando sulla strada.
74,5 per la precisione sono stati quelli che a Doha ha dovuto percorrere Elisa Balsamo per laurearsi campionessa del mondo. Lungo i quali le azzurre non hanno semplicemente disputato una gara di ciclismo. Hanno offerto una lectio magistralis teorica e pratica di come si corre in squadra, compatte e sempre armoniche nel muoversi all’unisono, una sinfonia perfetta eseguita da un’orchestra di altissimo livello, prima dell’assolo finale irresistibile di Elisa Balsamo a concretizzare tutto il lavoro. Una netta superiorità di forza, l’ennesima conferma in questo momento di essere il gruppo migliore, non certo solamente per la somma di individualità pur straordinarie.
E pensare che fin dai primi chilometri la corsa non si era certo messa per il verso giusto. Si era detto che l’insidia maggiore potevano essere le tante rotonde ed era stata una facile profezia. Già nei primi 13 km per raggiungere il traguardo, infatti, si sono verificate due caduta. La più importante è stata la seconda, che ha coinvolto circa 30 atlete, molte di livello importante, essendosi innescata nella prima parte del gruppo. Per fortuna pochi i danni fisici, la più malconcia la neerlandese Nicole Steigenga, ma tanti problemi meccanici. Troppi, in una gara senza ammiraglie al seguito, per sperare che l’assistenza neutra potesse intervenire per tutte in tempi celeri. Così sono rimaste tagliate fuori diverse atlete di spicco, tra cui la statunitense Arensman, l’australiana Fasnacht e purtroppo anche Martina Fidanza, che vede il suo mondiale così compromesso per pura sfortuna dopo pochi chilometri.
Di lì in poi la gara non regala praticamente più alcun sussulto, un lungo avvicinamento allo sprint condotto a ritmi regolari. Pur rimaste in quattro le azzurre tengono perfettamente le distanze, sempre compatte e vicine, pronte a entrare in azione al momento giusto. Che arriva, dopo un estemporaneo tentativo di allungo spagnolo chiuso dal trenino danese, negli ultimi due chilometri. Lisa Morzenti è autrice di una trenata impressionante, allunga il gruppo restando in testa fino ai 500 metri, poi passa il testimone a Chiara Consonni che lancia alla perfezione Elisa Balsamo, compagna di squadra anche nel club alla Valcar. La cuneese parte ai 180 metri, con la sua consueta progressione, e non lascia scampo alle rivali. La statunitense Skylar Schneider e la norvegese Susanne Andersen, che le erano a ruota, hanno potuto soltanto ammirare la figura dell’azzurra che si allontanava, staccandole di forza, fino a tagliare il traguardo a braccia alzate con due bici di vantaggio sull’americana seconda e la scandinava terza, mentre già ai 70 metri Chiara Consonni aveva iniziato a esultare e piangere di commozione. Nel frattempo, come da tattica preparata, Letizia Paternoster si stava cimentando nella sua volata parallela, conclusa al quinto posto per completare il trionfo di squadra. La trentina si è anche rialzata negli ultimi 100 metri, lasciando così il legno alla polacca Karolina Peretitko, ma ha dimostrato di avere una gamba notevole. Purtroppo nel finale un paio di spallate e di buchi l’hanno costretta a prendere vento sciupando energie preziose e partendo da una posizione un po’ più arretrata rispetto a quella ideale. Ma ha confermato anche lei di essere un talento pazzesco.
Per Elisa Balsamo si tratta dell’ottavo successo stagionale su strada, in una stagione che l’aveva vista vincere il campionato italiano a Darfo Boario Terme e l’argento europeo a Plumelec. A queste vittorie vanno aggiunti i trionfi su pista: due titoli europei e altrettanti mondiali tra inseguimento a squadre e omnium. E la scena più bella della giornata è stata il podio finale, con Elisa a ricevere la maglia iridata da Eddy Merckx e sotto tutte le compagne a cantare a squarciagola l’inno. Segno che questo gruppo ha valori che vanno ben al di là di quelli puramente tecnici. Che d’altronde non sarebbero da soli sufficienti a spiegare il segreto di una squadra che in questo 2016 tra strada e pista, tra Europei e Mondiali, ha portato a casa 9 medaglie d’oro e 6 d’argento.