Nella foto: Amber Neben in azione (dal profilo Twitter UCiWomenCycling)
C’è un topos nella letteratura sportiva che agli americani piace in particolare modo ed è quello del vecchio campione che, quando ormai sembra inevitabilmente avviato verso il declino, torna invece in auge, contro l’età che avanza, il destino avverso e avversari molto più giovani, fino a vincere titoli importanti. Di esempi se ne potrebbe fare tantissimi e oggi una nuova pagina è stata scritta in questa particolare epica dello sport statunitense: Amber Neben, infatti, a 41 anni, si è laureata a Doha campionessa del mondo della cronometro per la seconda volta in carriera, a 8 anni di distanza dal precedente successo di Varese. Una carriera, quella della californiana, ricca di trionfi e di grandi risultati, con 36 vittorie in gare del calendario internazionale, ma che nel 2013-14 e prima metà del 2015 pareva davvero aver imboccato la parabola discendente, complice l’età che aveva raggiunto i 40 anni e soprattutto una serie di infortuni anche gravi, su tutti la frattura dell’anca riportata in una caduta al Giro di California 2014. Nella seconda metà della passata stagione, invece, sono cominciati a tornare i risultati, che poi sono divenuti importantissimi in questo 2016, nel quale, prima di questo mondiale era arrivato anche il successo netto alla Route de France. E in questo, oltre che alla resilienza, alla grinta e alla grande determinazione di Amber, bisogna sottolineare l’importantissimo ruolo svolto dalla BePink, la formazione italiana per la quale, dal luglio 2016, Neben è tesserata e che oggi può festeggiare una delle giornate più belle della sua storia, una maglia iridata che è il meritato premio per tanti anni di attività svolta con serietà e competenza dalla compagine lombarda diretta da Walter Zini.
Neben ha dovuto superare quest’anno anche la delusione di essere esclusa dalla selezione olimpica degli Stati Uniti, vedendo così sfumare quella che con tutta probabilità sarebbe stata l’ultima opportunità a cinque cerchi della carriera, ma nonostante tutto è andata avanti fino a centrare questo risultato, voluto e cercato con grande volontà. Dopo la vittoriosa Route de France e le gare svedesi di Coppa del Mondo della settimana successiva in agosto, infatti, l’atleta statunitense non ha praticamente più corso se si eccettua la Chrono Champenois dell’11 settembre (chiusa in quarta posizione, una gara che col senno del poi fu veramente indicativa, visto che le prime 4, seppur in ordine diverso, furono le stesse del mondiale odierno), preparandosi con dedizione in California curando ogni piccolo dettaglio: basti dire che per per abituare il corpo alle altissime temperature del Qatar, uno dei fattori principali e probabilmente causa di molte delle controprestazioni cui abbiamo assistito oggi, nonostante i 35° della costa del Pacifico degli Stati Uniti, è sempre uscita in allenamento in abiti invernali, indossando mantellina, gambali e manicotti, proprio per sottoporre il proprio fisico a uno shock termico che poi sarebbe tornato utile dell’ardente deserto mediorientale.
Neben, che a fine corsa ha anche smentito le voci insistenti sul suo ritiro, dicendo che il prossimo anno limiterà l’attività magari a poche grandi corse, ma che la passione è ancora troppa per smettere, è partita molto presto, nel secondo dei quattro gruppi in cui le iscritte erano state divise dall’Uci per motivi organizzativi (visto che il percorso consisteva in due giri del circuito, bisognava evitare che si incrociassero atlete che stavano percorrendo tornate diverse), dovendo attendere quindi più di un’ora e mezzo dopo il suo arrivo per poter festeggiare la quinta vittoria della stagione. Che la sua prova fosse stata di grandissimo livello si era intuito fin da subito. Spingendo rapporti molto lunghi con grande costanza e risultando in spinta fino agli ultimissimi metri, la statunitense aveva completato infatti i 28,8 km del percorso in 36’37”, alla media impressionante di 47,3 km/h, mettendosi già dietro in quel momento alcune delle potenziali favorite, come Van Vleuten, lontana 25” (che alla fine sarà ottima quinta) e Trixi Worrack, staccata di oltre un minuto e settima alla fine.
L’avversaria più importante per Neben è stata Ellen Van Dijk, che ha chiuso seconda con un ritardo di 5”. La campionessa europea, che all’intermedio di metà gara era addirittura al comando, seppur per una manciata di secondi, ha in sostanza fatto gara praticamente parallela con la statunitense e con l’argento corona comunque una stagione che l’ha vista tornare al top nella disciplina, con la vittoria di Plumelec e il grosso rimpianto di Rio de Janeiro, dove una medaglia sicura, vista la qualità della prestazione, si è trasformata in un quarto posto per un banalissimo errore di traiettoria in salita. Per la neerlandese si tratta della seconda medaglia mondiale nella disciplina, dopo l’oro di Firenze 2013.
A completare il podio è Katrin Garfoot, che così dopo il quarto posto di Richmond scala il gradino che le mancava per salire sul podio. Anche l’australiana d’origine tedesca, di cui abbiamo già raccontato in articoli precedenti la storia davvero insolita e particolare, per tutta la prova ha fatto segnare tempi in linea con quelli delle prime due, chiudendo alla fine staccata di appena 8 secondi, per un podio davvero molto ravvicinato. La campionessa d’Australia e d’Oceania ha così confermato la condizione che era apparsa eccellente nell’ultimo mese, con la vittoria nella Chrono Champenois e il sesto posto al Giro dell’Emilia su una salita come il San Luca che non è certo la più adatta ha un’atleta potente come lei.
La quarta posizione è andata a un’altra atleta della BePink, che così ha completato una giornata davvero trionfale, ossia la russa Olga Zabelinskaya, che dopo l’argento olimpico qui ha dovuto accontentarsi del quarto posto, ma con un distacco ridottissimo dalle medaglie: appena 11 secondi dalla vincitrice e solamente 3 dal bronzo. Fatale alla figlia d’arte un leggero calo nel finale, che le è costato quei secondi decisivi per il podio.
Tra le citate Van Vleuten e Worrack, sesta chiude Brennauer, staccata però di oltre un minuto. La campionessa iridata di Ponferrada 2014 però ormai da qualche tempo non riesce più a trovare il colpo di pedale di una volta, almeno a cronometro. A completare le prime dieci sono la specialista belga Duyck, la polacca Pawlowska e la bielorussa Amialiusik, autrice di una bella prova. L’unica italiana in gara era Elena Cecchini, che ha concluso la gara 15^ con un ritardo di 2’30”. Un’ottima prestazione quella dell’atleta friuliana, se consideriamo che ha chiuso a pochi secondi da specialiste come Small o Van der Breggen, conferma di progressi sempre più evidenti nella disciplina, nella quale era stata quarta ai campionati italiani quest’anno.