Mancano poche ore all’evento sportivo che più di ogni altro ogni anno sa catalizzare su di sé l’attenzione mediatica, dando vita a un vero e proprio spettacolo di entertainment a 360°. Parliamo ovviamente del Superbowl, che sarebbe tuttavia molto riduttivo considerare solo un gran galà televisivo, fatto di lustrini e paillettes, di halftime show con cantanti da decine di milioni di dischi venduti e di spot pubblicitari venduti a peso d’oro. La finale della Nfl riamane prima di tutto uno straordinario evento sportivo, nel quale il discorso tecnico-tattico rimane centrale, oltre all’aspetto psicologico che in una cornice del genere assume un’importanza capillare. Ad affrontarsi saranno le due migliori squadre della stagione, i Carolina Panther e i Denver Broncos. Andiamo ad analizzare nel dettaglio i vari aspetti del Superbowl 50.
Location e curiosità
Quella del 2016, come accennato, sarà un’edizione storica, la numero 50, con la NFL che una tantum ha deciso di cambiare la numerazione da romana a araba. Lo scenario è lo stadio di una delle franchigie storiche della lega, i San Francisco 49ers, ossia il Levi’s Stadium di Santa Clara, con l’atto finale che dunque torna nella Baia 31 anni dopo il Superbowl 19 che vide proprio i padroni di casa guidati da Joe Montana battere 38-16 i Miami Dolphins di Dan Marino.
Si tratta della terza sfida conclusiva all’atto finale tra le due formazioni che avevano concluso Afc e Nfc col miglior record, dopo che nelle 19 edizioni precedenti era accaduto solo una volta, e nei due casi il Vince Lombardi Trophy è andato la prima volta alla rappresentante della Nfc, i Seattle Seahawks (43-8 proprio su Denver), e la seconda a quello della Nfc, lo scorso anno con i New England Patriots vincitori sugli stessi Seahawks per 24-8. Dopo il Superbowl XLVIII è anche la prima volta che si scontrano il miglior attacco e la miglior difesa della stagione. In quell’occasione Seattle confermò il famoso detto che vede le difese vincere le partite, con Denver che curiosamente ricopriva allora il ruolo inverso a quello di oggi.
Per finire due prime volte: mai prima d’ora le due squadre finaliste erano allenate da coach che avevano entrambi disputato almeno un Superbowl in carriera (Rivera di Carolina era un linebacker dei Chicago Bears campioni del 1986, mentre Kubiak proprio con la maglia di Denver scese in campo come secondo quarterback nelle sconfitte del 1987 e 1990. Si tratta anche della prima volta che si sfidano due quarterback scelti al numero uno del draft, Peyton Manning nel 1998 e Cam Newton nel 2011. Tra l’altro nella difesa di Denvert gioca Von Miller che di quella “leva” fu la seconda chiamata proprio dietro la stella dei Panthers.
Il cammino
Denver ha chiuso la regular season con un record di 12-4, sufficiente sia per vincere l’Afc West sia per portare a casa la testa di serie numero 1 dell’intera conference. La stagione era partita con una striscia di 7 successi consecutivi, prima di incappare in una serie di due sconfitte con Indianapolis e Kansas City. La squadra si era ripresa vincendo le tre partite successive, tra le quali quella decisiva per vincere la conference con i Patriots per 30-24 all’overtime, prima di altre due battute d’arresto di fila con Oakland e Pittsburgh e del rush finale con le vittorie casalinghe su Cincinnati e San Diego. Nei play-off, dopo il bye al primo turno, l’esordio è stato contro Pittsburgh, con la vittoria per 23-16, grazie a 15 punti del kicker McManus e al touchdown di C.J. Anderson a 3 minuti dalla fine, convertito da due. Nella finale di conference è andata in scena una sfida durissima contro New England, terminata 20-18 grazie soprattutto alla splendida prova della difesa. Nel primo tempo due touch down per Owen Daniels lanciati da Manning, mentre per i Patriots la meta di Steven Jackson vedeva il primo errore in carriera di Gostkowski in una conversione. Così con il calcio di McManus i primi due quarti terminavano 17-9. Nel secondo tempo però Denver avrebbe messo a segno solo un piazzato del suo kicker, mentre New England aveva l’occasione del pareggio dopo il touchdown di Gronkowski lanciato da Brady, ma la conversione da due non riusciva, ennesimo capolavoro della difesa del Colorado, regalando così ai Broncos il Superbowl.
Carolina invece aveva dominato la regular season con un record di 15-1, una delle dieci squadre nella storia a riuscire a concludere con tale record. La stagione si era aperta con una serie di 14 vittorie di fila, prima di conoscere l’unica sconfitta alla penultima giornata sul campo di Atlanta, franchigia che tra l’altro solo 14 giorni prima era stata battuta per 38-0 dai Panthers. Dopo il bye al primo turno, l’esordio ai play-off è arrivato contro Seattle, per una partita davvero particolare, letteralmente dai due volti. Nel primo tempo c’è stata solo Carolina in campo, con due touchdown su corsa di Stewart, uno di Kuechly da intercetto e uno di Olsen lanciato da Newton per 10 yd. Con il calcio di Gano fa 31-0 all’intervallo. Nella ripresa scenario opposto, con i Seahawks a rimontare e rientrare fino a 7 punti di ritardo con i tre touchdown lanciati da Wilson per Kearse (2) e Lockett, ma senza il tempo di riaprire il discorso. Finale di conference contro gli Arizona Cardinals invece completamente a senso unico, un 49-15 di per sé evidente, con due touchdown lanciati da Newton e due corsi in prima persona e Kuechly a riportare in meta per la seconda gara di play-off consecutiva un intercetto, a fronte delle ben sei palle perse da Carson Palmer, ancora una volta carente nel momento decisivo.
Le statistiche
Dicevamo sfida tra la miglior difesa, addirittura apparsa impressionante nella post-season, quella di Denver, e il miglior attacco. E anche i numeri confermano. Carolina infatti è la squadra che in regular season ha segnato il maggior numero di punti 500 (31,2 a partita), guadagnando in media 366,9 yard per incontro, con 59 touchdown messi a segno (anche qui il massimo della lega), dei quali 19 su corsa, 35 su lancio e 6 messi a segno dalla difesa. Per quanto riguarda i calci, sempre nei 16 match di stagione regolare, la percentuale di realizzazione è stata dell’83% con 30/36, mentre sulle conversioni i successi sono stati 56 su 59 (95%). Per Denver invece numeri molto più bassi nella metà campo offensiva. 355 i punti segnati (22,2 per incontro), con un guadagno di 355 yard a partita e una percentuale di conversione di terzi down del 35% (42% per Carolina). 38 touchdown messi a segno dalla franchigia del Colorado (20^ nella lega), di questi 13 su corsa, 19 su lancio, 1 su ritorno e 6 messi a segno dalla difesa. 86% (30/35) la percentuale nei calci, mentre nelle conversioni il bilancio è del 97%, un solo errore su 36 tentativi.
Se si va ad analizzare la difesa, però le cose cambiano. Denver è la squadra in assoluto che ha concesso meno yards agli avversari, 283,1 a partita, per 18,5 punti medi subiti. Carolina ha concesso non molti più punti in media, 19,2, ma lasciando alle avversarie quasi 40 yard in più a partita. 52 i sack inflitti al quarterback avversario, nettamente il miglior valore della lega, sono 44 quelli di Carolina, che invece è in vantaggio sugli intercetti, 24 (miglior dato nell’intera Nfl) a 14. Nei touchdown subiti Denver batte i Panthers per 32 a 35. I Broncos hanno subito 10 mete su corsa, 19 su ricezione e 3 dalla difesa avversaria. Per Carolina sono 11 su corsa, 21 su ricezione, 2 su ritorno e 1 dalla difesa dell’altra formazione.
I quarterback
Il duello individuale più atteso è sempre quello tra i due quarterback. Quest’anno la sfida assume però dei connonati ancora più significativi. Quello tra Peyton Manning e Cam Newton, infatti, è uno scontro tra mondi opposti per età, per stile di gioco in campo, per atteggiamento fuori e anche per le condizioni di forma nelle quali arrivano alla partita. L’unica cosa in comune è il grandissimo talento, non a caso, come abbiamo già detto, si tratta della prima volta che si incrociano al Superbowl due prime scelte assolute del draft nel ruolo. Andiamo a tracciarne un brevissimo profilo.
Peyton Manning alla soglia dei 40 anni ha già stabilito due record ancora prima di scendere in campo. Infatti è il più anziano quarterback a partire titolare in un Superbowl e anche il primo a condurre due squadre differenti per più di una volta. La sua carriera la conoscono tutti, 5 volte Mvp, record di touchdown e di yard lanciate, 14 volte al Pro Bowl, solo per citare qualche dato, oltre al ritorno dal gravissimo infortunio del 2011, quando la sua storica squadra, i Colts, non credendo nel suo recupero, lo hanno tagliato, consentendogli invece di vivere una rinascita e una seconda giovinezza a Denver. Così come i primati, però, è nota anche la sua idiosincrasia con le partite decisive. Ha vinto sì il Superbowl XLI a Miami nel 2007 contro Chicago, ma sono arrivate anche due pesanti sconfitte all’ultimo atto e in generale il suo record ai play-off in carriera è di 13 vittorie e altrettante sconfitte, con la ratio che si abbassa da 96 a 87. Quest’anno è inutile nascondere poi che, anche per vari problemi fisici, il vero punto di forza di Denver è stato la difesa, con il quarterback che non sempre ha inciso anzi è stato vittima pure di qualche passaggio a vuoto. Comunque in quella che salvo sorprese sarà l’ultimo match della sua carriera, ha l’occasione di chiudere entrando nella leggenda.
Cam Newton invece è arrivato da numero 1 del draft nella lega nel 2011, dopo aver vinto il campionato universitario portando a casa anche l’Heisman Trophy. Con il suo carattere esuberante è diventato velocemente un personaggio anche fuori dal campo, ma soprattutto per le sue prestazioni. Alla partita da rookie è subito diventato il primo esordiente a lanciare più di 400 yd, frantumando di 120 il record precedente che apparteneva proprio a Manning. Col suo gioco efficace nei lanci ma fatto anche di tante corse è diventato un po’ il prototipo del quarterback del futuro, magari meno puntuale nelle letture tattiche, ma estremamente atletico. Quest’anno la definitiva esplosione, che l’ha portato a vincere anche l’MVP dell’Nfl. E quindi in caso di vittoria nel Superbowl diventerebbe il primo nella storia ad aver vinto i due principali trofei di squadra e individuali sia a livello di college che di lega professionistica. Il tutto a 25 anni. Quest’anno ha condotto i Panthers ad arrivare al Superbowl con un record complessivo di 17-1 con cifre impressionanti, 38 td lanciati, ma soprattutto 12 corsi in prima persona, 19400 yd lanciate e più di 3000 corse in prima persona. Ora però lo attente il test più difficile, quello con la difesa di Denver. E vediamo come lo affronterà.
I precedenti
Per Denver questo è l’ottavo Superbowl. I precedenti però sono sfavorevoli ai Broncos che nell’ultimo atto della stagione hanno un record di 2 vinte e 5 perse. I due successi risalgono al back-to-back delle edizioni XXXII e XXXIII dell’evento, con il 31-24 a Green Bay e il 34-19 ad Atlanta. La prima apparizione risaliva invece al Superbowl XII, con il ko per 27-10 contro i Dallas Cowboys, per poi subire tre sconfitte consecutive tra il 1986 e il 1989 contro New York, Washington e San Francisco. L’ultima apparizione è invece del 2014, la citata sconfitta per 43-8 contro Seattle.
Per Carolina, franchigia nata nel 1995, si tratta del secondo Superbowl della storia. Il 1 febbraio 2004 nell’edizione XXXVIII a Houston il calcio piazzato di Vinatieri a 4 secondi dalla fine diede il successo per 32-29 ai New England Patriots in una delle finali considerate tra le più belle della storia. Curiosamente l’allenatore di Carolina in quella occasione era John Fox, lo stesso che guidò Denver nell’ultima sua apparizione del 2014.
L’ultimo confronto in regular season tra Panthers e Broncos risale invece al 2012. Quello è anche l’unico precedente di una sfida diretta tra Newton e Manning, anche se ovviamente erano due squadre completamente differenti da quelle odierne. Si giocò a Charlotte e i Broncos si aggiudicarono il successo per 36-14, cogliendo la terza affermazione nei quattro scontri diretti che si sono giocati nella storia, con Newton che subì addirittura sette sack dalla difesa dei Broncos.
Le ultime
Carolina recupera un giocatore chiave per la difesa, il linebacker Thomas Davis che si era rotto un braccio nella finale di conference contro Arizona ma ha saputo bruciare le tappe. Niente di nuovo comunque per un atleta capace di risalire da tre rotture del crociato. Cifre spettacolari le sue in stagione, 5,5 sack, 4 fumble forzati e quattro intercetti, chiave della difesa dei bianchi assieme a Kuechly, 118 placcaggi in stagione e 4 intercetti, con due touchdown segnati nei due incontri di play-off come già detto. In attacco invece i ricevitori chiavi sono il tight end Greg Olsen (77 ricezioni per 1104 yd e 7 td) e il wide receiver Ted Ginn jr (44 ricezioni per 739 yd e 10 touchdown). L’altra grande base del’attacco è Jonathan Stewart che ha corso 989 yd con 6 touchdown.
Denver dovrà affidarsi alla sua difesa e al gioco di corsa. Il running back C.J. Anderson, 863 yd corse per 7 td, mentre i bersagli preferiti di Manning sono stati i ricevitori Thomas e Sanders, autori di 6 td a testa dopo aver ricevuto rispettivamente per 1304 e 1135 yd. Il leader della difesa è stato Von Miller con 11 sack messi a segno e 4 fumble forzati di cui 3 ricoperti in prima persona. 7,5 sack invece sono quelli inflitti ai quarterback da Ware, anche lui chiamato al Pro Bowl così come i cornerback Talib e Harris jr (tre e due intercetti rispettivamente), mentre in testa nei placcaggi è il linebacker Marshall con 109.
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