Mai giudicare un percorso solo dall’altimetria. La terza frazione del Tour Down Under presentava sì un percorso mosso, anche se senza difficoltà trascendentali, ma sembrava la classica frazione destinata a decidersi sui due strappi posti negli ultimi 3 km e quindi incapace di generare distacchi significativi. E invece, complice anche il vento fortissimo con cui le atlete hanno dovuto combattere per tutto il giorno, è uscita una frazione spettacolare, con attacchi da lontano che hanno fatto esplodere la gara e ribaltato la classifica generale, in testa alla quale, dopo la più classica delle doppiette tappa-maglia, si è ora saldamente insediata la campionessa uscente Amanda Spratt, che ora, quando manca solamente il criterium di Adelaide alla conclusione, appare davvero a un passo dal bissare il successo di 12 mesi fa.
La 30enne del Nuovo Galles del Sud, all’11^ vittoria in carriera nel calendario internazionale, ha dato una dimostrazione di grandissima classe e forza, attaccando quando mancavano quasi 45 km all’arrivo in compagnia della statunitense Lauren Stephens, andando a rilevare in breve tempo Linda Villumsen, che era in avanscoperta da una quarantina di km ed era arrivata ad avere addirittura 5’15” di vantaggio massimo, e guadagnando un margine di 1’50” sul plotone principale. L’azione delle due fuggitive è rimasta efficace per tutto il finale, non perdendo nulla e anzi continuando a guadagnare leggermente sul gruppo maglia ocra. Hanno scollinato assieme il Gpm di Cornet Mine e poi, sullo strappo finale che portava all’arrivo, l’accelerazione di Spratt ha fatto la differenza, con Stephens che si è dovuta accontentare del secondo posto staccata di 7”.
In terza posizione, lontana un minuto, ha concluso Grace Brown, che continua a confermarsi la più bella rivelazione dell’estate australe. La portacolori del Team Holden, anzi, ha dimostrato di avere una gamba eccezionale, forse perfino superiore alle prime due, ma ha sbagliato i tempi della sua azione: la 25enne infatti ha attaccato insieme a Molly Weaver (poi staccata lungo le rampe del Gpm) quando mancavano 20 km all’arrivo e la coppia di testa era avanti di 1’50”, producendosi quindi in una notevole rimonta nel finale. Tuttavia è perfettamente comprensibile che un’atleta che pratica ciclismo da appena tre anni debba migliorare sotto l’aspetto tattico, quello che impressiona sono le prestazioni atletiche e i continui miglioramenti.
Quarta posizione sul traguardo, a 1’33”, per la leader uscente Katrin Garfoot, che con la tappa di oggi ha dovuto abdicare alle speranze di centrare il secondo successo in questa gara dopo quello del 2016. La 36enne australiana sull’erta finale ha levato di ruota tutte le altre atlete del gruppo inseguitore, ma è rimasta sorpresa dall’attacco da lontano di Spratt o più probabilmente ha preferito continuare a marcare l’altra punta della Mitchelton Kennedy (che la seguiva più da vicino nella generale e che le è arrivata in scia, staccata di un secondo, sul traguardo). Da questo punto di vista non è stata molto comprensibile la tattica della nazionale australiana, che invece di fare un ritmo regolare per difendere la maglia, prima ha lasciato prendere oltre 5 minuti a Villumsen e poi ha fatto esplodere la corsa con la serie di attacchi che tra i -50 e i -45 avevano ridotto il gruppo ad appena 16 elementi e che hanno fatto da apripista all’attacco risolutivo di Spratt e Stephens.
La britannica Grant, le due giovani neozelandesi Harvey e Anderson (maglia bianca), una brillantissima Chloe Hosking (apparsa molto brillante in salita in questa estate australe) e la cubana Meijas, dominatrice del 2017 in America Latina, completano le prime 10. Come ieri, la miglior azzurra è ancora una volta Erica Magnaldi, 21^ a 1’59”.
Nella generale, ora Spratt ha 29” di margine su Stephens e 1’31” su Garfoot. Con i soli 46 km del criterium nell’East End di Adelaide da percorrere, sembra molto più di un’ipoteca sulla conferma da parte della campionessa uscente.
(foto da profilo Twitter Tour Down Under)