“Chi è troppo veloce, arriva tardi, come chi va troppo lentamente“: queste le parole che William Shakespeare fa dire a Frate Lorenzo nel secondo atto di Romeo e Giulietta. Una massima, quella del sommo autore inglese, che forse ben si adatta all’ambito amoroso, ma di certo non si può applicare al ciclismo, come ha dimostrato la seconda tappa dell’Aviva Women’s Tour che, nell’anno in cui se ne celebrano i 400 anni dalla morte, è andato a rendere omaggio al grande drammaturgo nella sua città, Stratford-upon-Avon. Ed è stata proprio una sfida di velocità a decidere l’esito della frazione, un arrivo in volata che si è rivelato a tinte decisamente arancioni, come il colore tradizionale dei Paesi Bassi. Il successo parziale è andato infatti ad Amy Pieters, alla prima vittoria nella stagione e anche con la nuova maglia della Wiggle – High5, che dunque può festeggiare sul suolo amico un importante risultato. Per la 25enne di Haarlem tra l’altro si interrompe così un digiuno che durava da 10 mesi, dal prologo della Route de France 2015, e arriva la quarta vittoria in carriera nel calendario internazionale (prima ovviamente nel World Tour), mostrandosi su quei livelli che l’avevano segnalata tra le migliori emergenti a inizio 2014 ma che poi aveva saputo confermare solo a sprazzi nei due anni successivi. La nuova maglia gialla è invece Marianne Vos, che con il terzo posto odierno ha raccolto gli abbuoni sufficienti per scavalcare Majerus e prendere le insegne del primato.
La tappa si preannunciava più selettiva di quella del giorno precedente, e così infatti è stato. Sono state 27 le atlete arrivate a giocarsi il successo allo sprint, tutte le altre hanno accusato un distacco superiore al minuto e quindi sono ormai fuori dai giochi per la generale. In seconda posizione ha chiuso la campionessa uscente, Lisa Brennauer, che dunque ha mostrato di non aver subito conseguenze gravi dalla caduta subita ieri nel finale. Così come Gracie Elvin, anche lei finita a terra assieme alla tedesca e oggi invece quarta davanti alla maglia gialla uscente Majerus. Tre le italiane presenti nel gruppo di testa, Giorgia Bronzini, la migliore, settima, Elisa Longo Borghini, dodicesima (e se contiamo il sesto posto di Johansson abbiamo 4 Wiggle nelle 12) ed Elena Cecchini.
La frazione è partita da Stoke-on-Trent sotto una pioggia battente. Il primo attacco è stato opera di Mia Radotic dopo 24 km. Ripresa la campionessa croata, a partire è stata la svedese dell’Alé Cipollini Emilia Fahlin, presto raggiunta dalla neerlandese Esra Tromp. Però il gruppo ha reagito in vista del primo traguardo intermedio, vinto da Lepistö davanti a Majerus, che così ha raccolto abbuoni preziosi. L’indomita Fahlin ci ha però riprovato subito dopo, stavolta in compagnia della spagnola della Cylance Sheyla Gutierrez, che però dopo pochi chilometri ha dovuto cedere il passo alla scandinava, rimasta sola al comando con un vantaggio di una trentina di secondi. Ma sul primo Gpm di giornata a Burton Dossett il plotone è tornato compatto con Hall a passare in testa davanti ad Amialiusik e Armitstead.
Con 90 km già percorsi ad alta andatura e la selezione naturale già iniziata, il secondo traguardo volante è stato una sfida tra le prime due della generale, con Vos che stavolta precede Majerus. Alle pendici del duro Gpm di Ilmington, Jasinska e Dideriksen hanno tentato l’anticipo sul gruppo. La polacca dell’Alé Cipollini e la due volte iridata junior sono arrivate ad avere un vantaggio di 42 secondi quando mancavano 25 km alla conclusione e sono riuscita anche a scollinare al comando in cima alla salita, con il gruppo che dietro invece esplodeva. All’inseguimento restavano infatti 12 atlete, tra le più brillanti Elisa Longo Borghini, che scollinava dietro alle sole Hall e Koppenburg con a ruota Lizzie Armitstead.
Ripresa la coppia di testa, solo una decina di atlete riusciva a recuperare sulle prime. Tutte le altre accusavano invece distacchi importanti, con Ratto e Blaak che arriveranno a 1’42”, mentre D’Hoore, sul podio nel 2015, addirittura accuserà 5 minuti di ritardo. Gli ultimi 10 km si rivelavano dunque una veloce preparazione allo sprint. L’unica a provare il blitz è stata Nikki Harris ai 3 km, ma senza successo. Volata dunque, su asfalto bagnato e molto ristretta, con Pieters e Brennauer a sfidarsi negli ultimi 100 m in un serrato testa a testa che ha visto la neerlandese precedere la tedesca di appena mezza ruota. Una bici invece il ritardo di Vos che comunque, per il gioco degli abbuoni, può festeggiare il sorpasso a Majerus con 3 secondi di vantaggio in una classifica tutta di marca Benelux, visto che Pieters ora è terza a 7”. Ben più staccate le altre, in ritardo di una decina di metri dalle prime tre.
Domani tappa più breve con arrivo a Chesterfield, ma più complicata altimetricamente, senza un metro di pianura. E vista la selezione che c’è stata oggi, c’è da aspettarsi un’altra frazione molto interessante.
Nella foto: il colpo di reni tra Pieters e Brennauer (immagine dal profilo Twitter UCIWomenCycling)