Se nella prima tappa era stato una sorta di convitato di pietra, nella seconda il più temuto elemento del deserto del Qatar si è palesato in tutta la sua capacità di far selezione. Parliamo del vento ovviamente, che quando spira in questa penisola stretta e priva di qualsivoglia barriera naturale lo fa davvero forte. Ne è nata una tappa, la seconda tra il Museo dello sceicco Faisal e la Corniche di Al Khor, uno dei lungomare più esclusivi dell’Emirato, che ha regalato distacchi degni di una frazione alpina, con tante emozioni e spettacolo che non è mancato.
A vincere è stata l’atleta più calda di questo avvio di stagione, Katrin Garfoot, che dopo il campionato australiano a cronometro e il Tour Down Under (con una tappa), si è portata a casa la quarta vittoria stagionale, limitandosi a quelle del calendario internazionale. Arrivo in solitaria per la 34enne portacolori dell’Orica, che sale anche in testa alla generale, che chiude con 13 secondi di vantaggio sulla ex-connazionale Worrack, che regola Pieters e Kasper nella volata per il secondo posto. Dietro loro, tanti gruppetti formati da non più di dieci atlete molto staccati tra loro.
Prima ora caratterizzata dal vento contrario. Partenza quindi a ritmo lento, con due coraggiose, la svedese Alexandra Nessmar (Lares) e la cinese Yue Bai (Chongming), che arrivano ad avere due minuti di vantaggio. Poi dopo 48 km praticamente in rettilineo, è arrivata una curva: il vento diventa quindi laterale e iniziano i fuochi d’artificio. La Canyon attacca subito, con Brennauer, Cromwell, Guarischi e Worrack, porta via un primo ventaglio di 11 atlete, nel quale sono leste a entrare Hosking, Olds e Longo Borghini, poi altre 15 atlete rientrano, tra queste Garfoot, mentre per le altre è subito chiaro che non ci sarà più nulla da fare. Tra le assenze di spicco, davanti, la maglia gialla di leader. Wild, una maestra dei ventagli, stavolta si è fatta sorprendere, ma la colpa è soprattutto della sfortuna, perché la portacolori della Hitec era stata costretta praticamente in quel momento a fermarsi per la rottura del deragliatore.
Comunione d’intenti tra le 26 di testa, ma col vento laterale sul tratto di strada lungo la costa, la selezione naturale prosegue costante, sia davanti che dietro atlete continuano a perdere contatto. I distacchi intanto continuano a dilatarsi, mentre la lotta si restringe davanti a non più di 10 unità. Passato il cartello dei 30 km all’arrivo, Elisa Longo Borghini tenta l’attacco, è una bella azione, ma Garfoot con un grande sforzo va a chiudere. L’australiana è quindi animatrice dell’azione a 4 che decide nel finale la corsa. Se ne va con Worrack, Pieters e Kasper, un’atleta per ciascuna delle squadre rappresentate nel gruppo di testa. Nessuna insegue e quindi sono loro a giocarsi il successo. Garfoot non è la più veloce, anzi forse è la più lenta e quindi decide di anticipare. Scatta ai 3 km dall’arrivo, sorprende le altre e, forte della sua condizione straripante e della sua potenza in pianura fa il vuoto. La volata per la seconda piazza è vinta come già detto da Worrack dopo 13 secondi, mentre per il quinto posto, a 58 secondi di ritardo, Hosking precede Van Dijk, Guarischi e Longo Borghini, entrambe davvero molto brave e adesso nelle 10 in classifica con identico ritardo da Garfoot, 1’08”. Il terzo gruppo arriva a 1’44”, con Mackaij che vince la volata e prende la maglia bianca, tra queste atlete anche Tagliaferro. Wild invece chiude con un ritardo di 3’51”. Per completare la giornata negativa, la neerlandese è anche rimasta vittima di una caduta nel finale, riportando varie abrasioni che non l’aiuteranno di certo nelle prossime tappe, nelle quali è ancora annunciato tanto vento: come si è visto oggi dunque possibilità di distacchi molto importanti.
Nella foto: il gruppo schierato alla partenza (foto Getty Images Sport)